Di ritorno dalla pausa estiva durante la quale molti libri mi hanno fatto buona compagnia, ho deciso di ricominciare la mia piccola rubrica di consigli letterari parlando di un testo aspro e scabroso come il piccolo centro alle pendici dell’Etna nel quale è ambientato. Non è un caso se inizio questa mia recensione con una notazione geografica, lo faccio perché in questo libro geografia e psicologia sono l’una lo specchio dell’altra e ciò che accade ai personaggi si riverbera nella pietra vulcanica siciliana e nella società chiusa ed asfittica che in essa ha posto da secoli le sue più profonde radici.
In Conosco l’amore meglio di voi Andrea D’Agostino narra una di quelle storie che nessuno vorrebbe leggere, dalla quale vorremmo anzi poter torcere il volto per coprirci gli occhi, ma che è invece giusto ed imprescindibile conoscere e lo fa con una lingua impura come il significato che racchiude, con il dialetto che segna il confine dei luoghi e il turpiloquio che traccia la frontiera violentata dell’anima e del corpo.
Il protagonista è un ragazzino di dodici anni, Vincenzo, dotato di una precoce sensualità che lo conduce a spiare ed inseguire le forme femminili di chiunque, comprese zie, cugine e perfino la sorella poco più grande di lui. Una pulsione invincibile che, pur facendo ancora parte di una dimensione giocosa e priva di malizia, lo sottoporrà al giudizio bigotto e all’inevitabile condanna dell’ambiente che lo circonda e diverrà in seguito una delle cause della sua rovina.
Il punto di svolta è rappresentato dall’abbandono del padre che, partito per lavorare, non farà più ritorno, segnando in un colpo solo il triste destino del fanciullo e il disfacimento del tessuto familiare entro il quale egli era cresciuto. Saranno infatti proprio i suoi parenti più stretti che, in grave difficoltà per la scomparsa del capofamiglia e preoccupati per le tendenze erotiche da lui manifestate, decideranno di affidarlo a Don Calogero, sacerdote apparentemente irreprensibile che invece abuserà di lui, precipitandolo all’interno di un gorgo morboso e perverso fatto di abiezione e ricatti dal quale egli non sarà più capace di uscire.
L’ignoranza del popolino, l’ipocrisia delle autorità ecclesiastiche, la fede tradita ed usata per ingannare i più deboli e indifesi sono i soggetti di un quadro dipinto a tinte fosche in cui quasi tutti sono colpevoli e pressoché nessuno merita di salvarsi.
In questo contesto si incardina il percorso di abbrutimento di Vincenzo che, assediato dall’incomprensione e dall’omertà, andrà inevitabilmente a coinvolgere anche altri innocenti in una progressiva discesa agli inferi in cui egli da vittima si trasformerà in carnefice, fino ad una conclusione sorprendente che, ovviamente, non posso svelare.
Insomma, un libro che vi consiglio di leggere anche sulla scorta dei numerosi fatti di cronaca che purtroppo lo rendono attuale, ma soprattutto per la capacità dell’autore di restituirci personaggi che, attraverso un duro lavoro di scavo psicologico che non lascia scampo e non fa sconti, escono dalle pagine del libro, diventando ai nostri occhi uomini e donne reali, fatti di carne e di sangue, con tutte le debolezze e le mancanze che affliggono quell’umanità sofferente di cui, volenti o nolenti, anche noi facciamo parte.