La festa è finita, le luci si spengono, il palco viene smontato. A Cortona, ancora popolatissima di turisti, è il “Day after” del Mix e come sempre è tempo di bilanci. Premettendo che a mio avviso l’edizione del 2016 è stata complessivamente migliore di quella dell’anno precedente vado a esprimere le mie personali opinioni sui nove giorni appena passati, mentre il “suggerimento” jovanottiano sul nome del prossimo direttore artistico (il “suo” nome, come scrive oggi La Nazione, è quello di Alfredo Gnerucci) apre già scenari di dibattito e curiosità buoni per i prossimi mesi.
Archiviamo comunque l’edizione 2016 con questo “Best” di alcuni dei momenti che ho trovato più interessanti e/o divertenti.
– La silent disco di venerdì. Un modello di evento che in giro c’è da un po’ di anni, ma a Cortona non s’era mai visto e ha funzionato più che altrove. E’ stata la magia della piazza a farla funzionare, unita alla capacità dei tre dj (Samuel, Ralf e Federico Grazzini) di capire che, dopo le loro esibizioni “a casse accese”, era il momento di diventare dei juke box umani proponendo pezzi famosi e invogliando la gente al canto. Esperienza unica, coinvolgente e perfetta per il pubblico più giovane: ha dato entusiasmo e buone vibrazioni a tutti.
– Vabè, ovviamente Ian Anderson. Una di quelle serate che rende orgogliosi di vivere a Cortona. Mi viene da pensare se quei ragazzi cortonesi che nel 1971 ascoltavano Aqualung abbiano mai pensato di poterla sentire, 45 anni dopo, cantata dal suo autore in piazza Signorelli. Praticamente un sogno realizzato. Il concerto ha portato tanta gente, principalmente ‘esterna’ (c’erano anche molti stranieri, ed erano i più gasati), raccogliendo più generazioni (dai 70 enni ai 20 enni). Forse c’è ancora speranza per l’umanità
– Il canzoniere grecanico salentino. Altro evento ‘open’, di piazza, in grado di creare movimento e interesse. Detesto la pizzica, anzi, detesto il suo essere stata molto di moda qualche anno fa. Riconosco però che questi sono dei musicisti pazzeschi, che incantano. Mostruosi
– Ivan Cotroneo. Un grande uomo e una missione: andare controvento, spiegando ai giovani che sfumature e differenze sono il sale della vità e il bello della razza umana. Grande personaggio, un onore averlo avuto fra noi
– Veltroni. Ebbene sì, Valter ha tirato fuori un libro commovente, di grande sensibilità e direi pure tenerezza. Ho sempre detto che cinema e letteratura erano il suo pane, molto più della politica, specie quella di adesso. Ha fatto bene a tirarsene fuori: vedo un uomo rinato, che finalmente ha dato compiutezza alla sua indole creativa. Alla faccia degli urlatori dell’agone politico nostrano, gente che non meriterebbe nemmeno di allacciargli le scarpe
– Le “Otto stagioni” nella Chiesa di San Francesco. Bel concerto in splendida location. Che speriamo resti aperta e accessibile sempre
– Il flicorno di Enrico Rava. Ho suonato questo strumento per anni e l’ho vissuta come una quasi-disgrazia, chiedendomi perchè fosse toccato proprio a me un ‘coso’ che mi pareva così cupo, piatto, secondario. Poi l’ho sentito suonare a Rava e ho capito subito che non era colpa di questa sorta di “tromba dei poveri”…era solo colpa mia
– La chicca dei ‘minori’: l’incontro “Basket per amore” con Emiliano Poddi. Ha scritto un gran bel libro, “Le vittorie imperfette” e quella di prendere una grande storia del grande sport (la contestatissima finale olimpica di basket Usa – Urss del 1972) e tirarci fuori un romanzo è un’idea molto bella.
Per le note dolenti, invece:
– il momento “Cafonal” di martedì, quando prima di cena ci siamo ritrovati 15 auto e 3 furgoni parcheggiati alla rotonda del Parterre. Sì, avete capito bene, non nel viale (che comunque è stato aperto ininterrottamente 24 ore su 24 per tutta la durata del festival, scelta a mio avviso eccessiva oltre che inutile), ma proprio nella rotonda, fra le panchine, sotto alla targa dedicata a Francois Mitterrand e di fronte al monumento ai caduti. Le auto esponevano il tagliando “Mix Chef”: è chiaro che qualcuno li aveva autorizzati a parcheggiare lì, per la gioia delle mamme (che, uso un eufemismo, erano un tantinello innervosite) e anche dei turisti che si chiedevano se fosse possibile uno scempio del genere. Proprio non c’era modo di evitare questa cafonata?
– la sovrapposizione di eventi che, talvolta, costringeva a sdoppiarsi. Sono del parere che sarebbe il caso di fare qualcosa in meno, diluito diversamente, in modo meno frenetico, anche per la riuscita degli eventi stessi e per aiutare gli stessi protagonisti che talvolta si sono trovati “pressati” in margini di tempo troppo ristretti. Se l’idea del Mix (tante cose di generi diverse messe insieme) può essere ancora una scelta valida c’è però da ricordarsi che il troppo stroppia e bisogna evitare l’appiccicaticcio a caso. A qualcuno (specie se amico di qualche amico) si può anche dire no. Inoltre, forse, potrebbe essere il caso di pensare a giornate con un qualche fil rouge fra gli eventi, così da dare un senso un pochino più compiuto a tutto.
– la politica degli eventi serali e l’uso del palco di Piazza Signorelli. Anche qui, secondo me, c’è qualcosa da rivedere. Una premessa, però, è doverosa: tante polemiche sul palco tenuto troppi giorni vuoto arrivavano dagli stessi che, l’anno scorso, s’erano lamentati perchè era stato smontato troppo presto. Insomma: decideteve. A mio modo di vedere, comunque, il palco si potrebbe tentare di usarlo ogni sera, magari anche con eventi “minori” e gratuiti, così da creare sempre il giusto “movimento” in piazza. Se ciò non è possibile per motivi di costi allora si punti maggiormente sul frangente “incontri / presentazioni libri / piccoli concerti” rinvigorendo il legame feltrinelliano pensando anche a qualche idea nuova (un premio letterario?) e alla piazza si ricorra solo nell’ultimo weekend, con 3 serate fatte bene, di successo sicuro, di cui magari almeno 2 gratuite. Perchè anche il discorso biglietti, ogni tanto, qualche dubbio lo ha lasciato: a mio modo di vedere c’erano alcuni spettacoli (specie quelli al teatro) che potevano costare un po’ di meno e altri (es: Ian Anderson) che se fossero costati un po’ di più non avrebbero prodotto alcuno scandalo (pagai 50 euro per vederlo in piedi a Todi qualche anno fa) e non avrebbero comunque mancato il sold out
– Infine vabè, l’uso distorto che ne fanno tanti lacché a prescindere e/o critici a prescindere e politici di ottavo livello presenzialisti con la patologia dei selfie…ma questo l’ho scritto già ieri e non è un problema del Mix, è un problema dell’umanità in generale 🙂