L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è oramai un fatto, c’è stato un voto ed il popolo ha deciso, male a mio avviso ma ha comunque legittimamente deciso. Sarebbe sciocco criminalizzare il voto senza invece indagarne le motivazioni, le origini e soprattutto le conseguenze che questa scelta potrà avere per il destino dell’Unione e per il destino di diversi milioni di uomini e donne.
Se l’Europa unita era nata dall’intuizione di grandi uomini, di veri Statisti, quella di oggi purtroppo non somiglia neppure lontanamente a quella da loro pensata e voluta. L’Europa era nata in modo particolare per neutralizzare quei fenomeni che l’avevano disgregata, distrutta affamata attraverso guerre e regimi totalitari. Nell’idea degli Spinelli, degli Adenauer ecc. l’Europa doveva rappresentare il definitivo superamento di quelle motivazioni che avevano portato le nazioni ad essere per secoli l’una contro l’altra armata e a pensare ad una unione ideale di popoli, culture e persone. Ben poco c’è rimasto nell’Europa di oggi di tutto questo.
Oggi l’Europa è dell’Alta finanza, delle Banche, dei burocrati ottusi ed incapaci di Bruxelles e di tante capitali europee. Questo è sicuramente uno dei principali motivi, ma purtroppo non il solo. I britannici non hanno mai visto di buon occhio l’integrazione europea, specialmente le vecchie generazioni hanno sempre vissuto beandosi del loro status di ex paese colonialista, E’ famosa la battuta che dice “c’è nebbia nella Manica, oggi il Continente è completamente isolato”. Ma certo a questa supponenza anglosassone hanno dato argomenti facili le cose dette prima, l’Europa del rigore per il rigore, delle misure che distruggono lo stato sociale ed impediscono gli investimenti, anche se a proposito di stato sociale proprio loro dovrebbero ricordarsi di essere stati i primi della classe esportando in tutto il mondo il pensiero e la dottrina della Signora Thatcher.
La domanda quindi è se è distruggendo un’idea meravigliosa che si risolve il problema o se invece si devono adottare politiche di cambiamento in termini economici e di rapporti tra Stati ed Unione. Il primo cambiamento deve stare nel fatto che non possono esserci Stati che la fanno da padrone e Stati subalterni, tra i primi metterei Germania e Francia e tra i secondi sicuramente la Grecia ed in parte l’Italia. In secondo luogo bisogna che gli stati generali dell’Unione capiscano che problemi epocali e sicuramente di non breve durata come quello delle migrazioni e della conseguente necessità di assistenza e accoglienza devono essere risolti nell’ambito di una vera iniziativa europea e non lasciati all’iniziativa e con oneri esclusivi per i singoli stati membri. Oggi chi esulta da questa scelta è la destra più retriva ed oscurantista, dai Farage alla Le Pen, ai Salvini (sic!!!). Ad essi è stato consegnato uno strumento di lotta politica pericolosissimo. Se dovesse esserci un effetto domino e di conseguenza il vero dissolvimento dell’Unione Europea ci ritroveremmo questi signori a governare i singoli Stati e a ricostruire l’Europa dell’egoismo e della paura, quella precedente al 1945, l’Europa dei muri e del filo spinato che però potrebbe non contenere solo le ondate migratorie ma anche gli spostamenti “europei”. Speriamo solo che si sia ancora in tempo per cambiare, ma di tempo ne rimane veramente poco.