{rokbox title=| :: |}images/scontriroma.jpg{/rokbox}Ieri mi trovavo a Roma per scopi universitari e, così, “ne ho approfittato” per osservare quello che stava avvenendo nella città. Saranno state circa le 10 di mattina ed ero appena uscito dalla Biblioteca del Burcardo, quando, alla ricerca di un autobus, mi sono reso conto che le manifestazioni erano già cominciate, perché gli autobus non passavano, non potevano passare, erano stati bloccati!
Questo è stato il primo segnale di una giornata per Roma molto particolare e quello che è rimasto per le strade della città più tardi lo ha dimostrato: pezzi di tegole, di pietre, di frutta … tutti per le vie centrali della Capitale: le briciole rimaste di una “guerra”, unite al blocco delle corsie e dei viali da parte dei Carabinieri e della Polizia, ieri molto indaffarati. È stata una giornata lunga, che mi ha permesso di scoprire Roma nei suoi lati più spontanei, più istintivi, più veri, dove l’odio per il corrente sistema politico si è manifestato. “Darei fuoco a tutti! Fanno proprio bene a fare casino!” mi ha detto un taxista (il taxi era allora l’unico mezzo disponibile). “È un periodo molto confuso”, mi dice il receptionist dell’albergo. “Insomma! A quello ormai non lo butta più giù nessuno!” Mi dirà un ferroviere per la strada del ritorno. Tutti animati non tanto da un odio per il governo attuale, quanto per il sistema politico in generale, e lo sanno bene, loro, i Romani, ché il Quirinale ce l’hanno a due passi. E anche quando parlo con un mio amico giornalista, anche lui è molto scontento e quando ricevo la chiamata che il governo ha ottenuto la fiducia, fa una faccia affranta, pur riconoscendo che in qualunque mano ci potremmo trovare le cose oggi non andrebbero meglio. Tutti arrabbiati quindi, tutte deluse le persone che non sanno più cosa pensare di questa politica, e c’è chi infuocato di mente infuoca Piazza del Popolo e dimostra a tutti e a me, che in quel momento potevo osservare il buio fumo da Piazza di Spagna, come si comporta un popolo che di questa politica non ne può più. E quel fumo, quel puzzo di plastica e ferraglia bruciata che tutta Roma ha sentito, è la prova dello scontento che ricopre tutti i sessi, tutti gli strati sociali, tutte le professioni, tutti i giovani e tutti i vecchi … Tutti, semplicemente tutti, e quando non ci si arrabbia, si cerca di non pensarci, come quel mio amico giornalista, che senza di me di quel voto non si era neppure interessato, o come quel taxista: “Ah, per me possono fare quello che vogliono, tanto non cambia nulla!”. Crisi di un intero sistema politico, di un’intera generazione politica, e non di un partito, non di un singolo, ma di tutto un sistema. Vico ci direbbe che la storia è un grande ciclo e che al disordine verrà l’ordine. Anche io a questo ci credo, ma conto sull’impegno di tutti perché l’ordine torni, perché un cambiamento tangibile ci riporti a credere in qualcosa. Mi rivolgo soprattutto ai giovani come me, perché non depongano mai le armi della volontà e la forza d’imporre nuove idee, e perché continuino a sognare e a cercare di realizzare quelle che possono sembrare solo utopie.
Ho lasciato nel tardo pomeriggio Castel Sant’Angelo, la Colonna Traiana e la Fontana di Trevi e, come al mio solito, mi sono comprato più libri di quanti potrei fisicamente leggere. Ma questa è un’altra storia