Salute, politiche sociali, servizi comunali, tassazione, casa, accoglienza, immigrazione. Questi alcuni temi che la confederazioni Cgil, Cisl, Uil e i rispettivi sindacati pensionati hanno messo al centro della loro piattaforma per la contrattazione sociale 2016 – 2017.
E che hanno presentato stamani in vista dell’apertura del confronto con le istituzioni del territorio. Alla conferenza stampa sono interventi, per le confederazioni, Silvia Russo, Alessandro Mugnai, Ettore Tartaglini e , per i sindacati pensionati, Giuseppe Selvi e Pasquale Ciabatti. “La contrattazione è lo strumento essenziale per intervenire nella tutela dei diritti sociali, nella redistribuzione dei redditi a favore di quelli più bassi, nel sostenere la coesione sociale, la riqualificazione del Welfare Sociale e Sanitario e nell’azione innovatrice rispetto al ruolo delle amministrazioni comunali nell’ambito del governo ed erogazione dei servizi”.
Al primo posto salute e sanità. Quindi garanzia della permanenza delle eccellenze di alta specializzazione già esistenti nella definizione di una rete ospedaliera di area vasta. “Ci preme sottolineare – affermano i sindacati – la necessità della difesa dei piccoli ospedali di prossimità territoriale che non possono essere declassati e ridotti a semplici centri di smistamento verso le strutture centrali, ma devono avere una loro precisa identità nella rete dei servizi ospedalieri di area vasta, con peculiarità anche di alta specializzazione”.
Per i sindacati rimane poi fondamentale la riorganizzazione dei servizi territoriali, attraverso la centralità del distretto: servizi sociali unificati; servizi sanitari della Casa della salute, della medicina di iniziativa, del Chronic Care Model; l’organizzazione delle cure primarie con l’impegno e la responsabilizzazione dei Medici Medicina Generale; il completamento delle strutture relative alle cure intermedie (ospedali di comunità, continuità ospedale-territorio, modulo di continuità assistita, telemedicina, assistenza domiciliare integrata)”.
Cgil, Cisl e Uil chiedono che non vengano diminuite le risorse, soprattutto in termini di personale, nelle varie unità funzionali territoriali(materno infantile, sociale, salute mentale, tossicodipendenze) affinché il modello di assistenza territoriale costruito, a partire dagli anni ’70 non venga stravolto. Altri temi: riduzione delle liste di attesa, realizzazione del servizio di odontoiatria, soprattutto per la popolazione anziana, per i giovani e famiglie con basso reddito, servizi domiciliari.
Seconda area di confronto: la tassazione. Maggiore omogeneità territoriale, superamento delle piccole municipalità verso l’unione dei comuni e dei servizi, nessun aumento della tassazione e istituzione di una fascia di salvaguardia per la popolazione più debole con un tetto tra i 10mila e i 20mila euro, eque tariffe per i principali servizi pubblici.
Cgil, Cisl e Uil dedicano grande attenzione anche alla casa: “affrontare la questione abitativa (affitti, condomini solidali, edilizia pubblica, affitti concordati) in maniera complessiva puntando in particolare sul recupero edilizio di edifici e singoli alloggi, tenendo conto che i fruitori sono spesso anziani che hanno necessità di essere favoriti nella mobilità e socializzazione”.
Quanto alle politiche di genere, i sindacati chiedono la riqualificazione dei consultori per la difesa della salute delle donne, la promozione di piani di prevenzione e contrasto alla violenza, con la sensibilizzazione delle scuole, piani di sviluppo della rete dei servizi, centri antiviolenza, case di prima accoglienza, case rifugio.
Nella loro piattaforma, i sindacati confederali e dei pensionati evidenziano che “le politiche per l’immigrazione e l’accoglienza sono centrali nel nostro paese” e propongono di “favorire la integrazione prevedendo anche progetti nelle scuole che coinvolgano alunni e famiglie e di definire programmi di inserimento con attività socialmente utili durante il periodo della accoglienza”
Infine un tema nuovo, la cosiddetta “economia di condivisione”. Non solo car sharing e co-housing ma anche la sperimentazione di Social Street (socialità di strada), nella quale gli abitanti dello stesso palazzo, quartiere, strada, borgo si aiutano l’un l’altro mettendo a disposizione le loro capacità e professionalità.
Un altro settore dove la condivisione può portare benefici notevoli è quello dell’assistenza a persone non autosufficienti, prevedendo badanti condivise tra più soggetti compatibili. “La promozione della cultura della disponibilità e della collaborazione non solo aiuta economicamente, ma crea anche quella comunità a misura d’uomo, che è in grado di interagire superando gli egoismi individuali”.