« Je m’appelle Erik Satie, comme tout le monde »
Erik Satie
Erik Satie è stato uno dei più eccentrici artisti vissuti tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Campione esperto di calembour musicale ,in perfetta sintonia con gli spiriti piu’ originali dell’epoca, fu attratto fin da giovanissimo dall’esoterismo e dal misticismo e per breve tempo aderì al movimento mistico dei Rosa-Croce. Ricordiamo la sua ossessione mistica per il numero tre, che lo portò a raggruppare molte delle sue opere in cicli di tre ( Trois Gymnopédies, Trois morceaux en forme de poire….).
Essendo un anticorporativo convinto, sosteneva di aver “imparato a fare musica molto più dai pittori che dai musicisti” ; disdegnava la critica accademica, ritenendola chiusa alle novità e desiderava rapportarsi alla spontaneità dell'”uomo qualunque”, libero dai condizionamenti culturali e lontanto dalle convenzioni dell’ambiente musicale parigino. Condusse una vita bohémienne nella Parigi della “belle époque” e visse a lungo a Montmartre dove divenne pianista al cabaret dello “Chat noir” che pullulava di artisti e dove strinse amicizia con Debussy. E’ a fine Ottocento che scopre l’importanza artistica dei Caffè-concerto, luoghi disdegnati dagli artisti d’elite del tempo; ambienti in cui si riscopre il contatto diretto tra autore e pubblico, lontano dall’algido distacco delle sale concerto. Gli “chansonniers des rues ” intonano motivi popolari, satirici, con riferimenti all’attualità politica che chiunque nei quartieri è in grado di apprezzare. Satie cercherà di applicare lo stesso metodo alla sua musica, utilizzando motivi popolari uniti a “consigli di interpretazione” in uno stile figurativo insolito e bizzarro (Barboso e astioso, Come un usignolo con il mal di denti , Faccia come me, Senza far rumore, mi creda…..). Le innovazioni però non potranno essere apprezzate dalla gente comune, che è suo obiettivo raggiungere, perché le esibizioni musicali avverranno solo nei teatri d’élite, a causa delle complessità strutturali e di ascolto della sua musica.
Il percorso compositivo di Satie può essere suddiviso in periodi, che definiscono varie e notevoli differenze stilistiche: stile gotico, stile montmartois, una maniera scolastica, un modo umoristico e una scrittura avant-garde (cubista e dada) negli ultimi anni. La sua opera non seguì mai un’evoluzione lineare e procedette a balzi, tornando a volte agli stili precendenti o sovrapponendoli. Tali fasi non avevano nessun legame apparente tra loro, presentandosi anzi spesso in contraddizione l’una con l’altra. Due brani scritti in successione potevano apparire così diversi da non sembrare nemmeno scritti dallo stesso autore.
Nelle tre serie di opere per pianoforte scritte dall’artista in giovane età (Sarabandes, Gnossiennes, Gymnopédies) possiamo trovare in germe la sostanza della sua futura evoluzione. Con la loro elegante noncuranza , i ritmi statici e la loro malinconia portarono un tocco di delicatezza nuovo e affascinante. Tuttavia gli Accademici non seppero coglierne che le imprecisioni della partitura e lo accusarono di dilettantismo. Ferito da tali critiche si dedicò allo studio del contrappunto che però, pur facendogli guadagnare in tecnica, gli fece perdere gran parte della sua naturalezza. In seguito compose numerose serie di pezzi nei quali manifestò il suo gusto smodato per lo scherzo e la parodia, disseminando le partiture di annotazioni stravaganti e nonsense. A contatto con i numerosi movimenti artistici della Parigi del tempo, Cubismo, Dadaismo, Surrealismo, conobbe Jean Cocteau che gli propose di scrivere un balletto “Parade” . Questo balletto rivoluzionario, su testo di Jean Cocteau e scenografia di Picasso, rappresentato nel 1917 dai ” Ballets Russes” fece molto scalpore ,facendo acquisire a Satie la notorietà che da anni meritava. In seguito, con la composizione di “Relâche”, volle portare a conoscenza del pubblico il suo concetto di ” musique d’ameublement” musica che ” non ha bisogno di essere ascoltata, è “utilitaria, industriale, con una funzione simile alla luce, al calore, al comfort”. Alla lettera “musica d’arredamento” , tradotta successivamente come musica da tappezzeria , possiamo oggi identificarla come l’antenata della musica ambientale. Essa rappresentò l’ultima fase della sua produzione ( 1916-1925).
Se vogliamo cercare un filo conduttore in tutta la produzione di Satie, lo possiamo trovare in parte nel milieu culturale e linguistico del “fumismo” della Parigi di fin de siècle, dal quale uscirono gli iniziatori dell’avant-garde. Nella sua opera si riscontra un ruolo centrale giocato dallo spirito degli artisti di Montmartre e dello Chat noir, dagli artisti “fumistes”, virtuosi della mistificazione e dal loro ambiente bohemien. Il fumismo fu quindi alla base di tutta la sua composizione , solo apparentemente incongrua e indefinibile.
La figura di Satie ha suscitato nel corso del tempo accesi confronti di opinione. La sua reputazione poggia del resto nell’equilibrio precario tra l’eccentricità del personaggio che si era creato ( il suo appartamento di sole due stanze di cui una sempre chiusa perchè piena di ombrelli, i suoi completi di velluto tutti identici, i suoi scritti provocatori…) e la sua autenticità di artista. Possiamo comunque affermare con certezza che le sue opere non ispirano mai indifferenza. In un’epoca che doveva far presagire il materializzarsi di un nuovo ordine sociale, egli svolse il ruolo di catalizzatore e incitatore. Originalità, fantasia e umorismo ne fecero un provocatore e un avventuriero dell’arte che lottava contro “la decadenza estetica e morale della nostra epoca”, cioè il Romanticismo e il Neo-wagnerismo per restituire alla musica francese le sue caratteristiche nazionali, come dimostrano il gusto per le forme brevi e la preminenza che dette al pianoforte. Seppe principalmente creare un’atmosfera sempre sottile e raffinata, pur nella semplicità della forma.
L’artista ,oltre che composizioni, ci ha lasciato numerosi scritti, aforismi, pensieri, come “Les mémoires d’un amnésique”, che hanno la stessa verve comica dei titoli di molti suoi pezzi e delle riflessioni che si trovano sulle partiture. Un umorismo assai singolare che servì per mascherare la sua profonda sensibilità emotiva. Dotato di una personalità eclettica e affascinante fu anche un uomo sensibile e generoso con i suoi amici, tanto che molti giovani artisti dell’epoca trovarono nella sua amicizia la rivelazione di un’arte di vivere.