Negli ultimi decenni si è assistito ad una cessione generalizzata del patrimonio pubblico e ad una privatizzazione delle società pubbliche che gestivano beni e servizi. Le privatizzazioni sono state presentate quale unica alternativa alla cattiva gestione e l’ opinione pubblica è stata persuasa del fatto che concederne la gestione ai privati avrebbe comportato dei vantaggi per le casse dello stato, con conseguenti benefici per la collettività.
E’ indubbio che la gestione pubblica dei servizi sia stata spesso carente e deficitaria, condizionata da logiche clientelari, da fenomeni di corruzione , malversazione e peculato, ma la soluzione era necessariamente quella di svenderla a privati motivati da bieche e spesso ciniche logiche di profitto e di interesse? Per rispondere a questa domanda si potrebbe ipotizzare una situazione simile, supponiamo quindi che in qualità di proprietari di un immobile ci accorgessimo che l’ amministratore distragga somme, gonfi artificiosamente fatture e preventivi per intascarsi laute ricompense o più semplicemente sia negligente nell’ adempiere al suo ruolo e trascuri il bene comune, quale decisione prenderemmo? Quella di svendere la nostra proprietà con la prospettiva di pagare costosi affitti a loschi speculatori o molto più semplicemente decideremmo di sostituire l’ amministratore, magari verificando in maniera più attenta e puntuale il suo operato, la domanda è retorica e la risposta è ovvia. Perchè allora quano si tratta di beni essenziali per il nostro benessere e a volte per la nostra stessa sopravvivenza, assecondiamo gli ambasciatori dell’ interesse privato? Comunicazioni ferroviarie e stradali, telecomunicazioni, energia elettrica, acqua etc…, questi sono fondamentali beni comuni che dovrebbero essere gestiti dallo Stato in una logica improntata primariamente all’ interesse collettivo, le tariffe dovrebbero essere commisurate alle possibilità economiche di ciascuno, prevedendone anche la gratuità per i più indigenti, dovrebbe in generale caratterizzarsi per logiche di solidarietà, che permettano a ciascuno di beneficiarne, gli utili dovrebbero essere utilizzati per il bene comune, anzichè per rimpinguare le tasche di pochi soggetti privati e di società a volte ambigue nell’ identità ed oscure negli interessi che rappresentano. Qualcuno potrebbe obiettare che prezzi e tariffe siano talvolta regolate o controllate da organismi pubblici e che in alcuni casi trattandosi di società partecipate i rappresentanti della pubblica amministrazione debbano avallare e validare le variazioni tariffarie praticate, tuttavia nei fatti risulta evidente come i costi affrontati dalle famiglie siano ingenti e continuino ad incrementarsi persino in un momento di recessione, quindi mentre stipendi e pensioni sono fermi da anni, l’ incidenza dei costi delle bollette aumenta a dismisura. Negli ultimi anni ha fatto la sua comparsa una sinistra ed oscura figura “il razionalizzatore”, questo oscuro personaggio sta quindi stravolgendo i criteri stabiliti per determinare il costo dei servizi pubblici e privati, in una logica che appare in antitesi a quella auspicata, infatti stante il generale aumento dell’ introito complessivo, questi criteri penalizzano particolarmente le classi sociali meno abbienti e i parsimoniosi per scelta o per necessità, e favoriscono paradossalmente quelle più agiate e quelle che sprecano o utilizzano in modo poco assennato le risorse. Si possono fare al riguardo numerosi esempi ciascuno con le proprie peculiarità, ma aventi un comune denominatore, quello della iniquità sociale e dell’ aumento smisurato delle tariffe, questo comune denominatore si ravvisa sia se analizziamo i criteri adottati per addebitarci il costo per lo smaltimento dei rifiuti, sia per quelli che regolano le bollette dell’ acqua o dell’ energia elettrica , mentre per quanto riguarda il sistema ferroviario, autostradale e delle telecomunicazioni la gestione appare criticabile sia in relazione alle tariffe praticate, che a quelle dei servizi offerti alla generalità degli utenti. Per maggiore chiarezza affronterò singolarmente ii suddetti temi, iniziando dalla modifica del sistema tariffario applicato per i servizi idrici, di depurazione e fognatura, il criterio per la determinazione delle bollette è stato modificato radicalmente. Sono variate l’ incidenza della quota fissa diversificata fra i vari servizi, sono stati inoltre modificati gli scaglioni di consumo e il relativo costo unitario per metro cubo , sono stati creati delle tipologie specifiche per le utenze delle attività produttive. Questo stravolgimento non consente di determinare in che misura l’ introito complessivo sarà incrementato, ma è dato presumere che lo sarà in maniera consistente visto che solo in sporadici casi l’ utente ne avrà un risparmio, mentre nella generalità dei casi gli aumenti oscileranno fra il 5 e il 25%. A conferma del fatto che i criteri adottati appaiono in antitesi a quelli improntati all’ equità sociale, si osserva come fra i pochi che vedranno decrementate le loro bollette si può annoverare il proprietario di una seconda casa che cosumi 500 metri cubi, il quale usufruirà di una diminuzione di circa 1200 € corrispondente al 44%, mentre la maggioraza delle utenze domestiche subiranno come anzidetto un aumento consistente. Sia allo scopo di permettere a ciascuno di calcolare come questo nuovo sistema tariffario inciderà sulle sue bollette, che per avere dei dati statistici generali segnalo la pagina all’ indirizzo http://www.beni-comuni.arezzo-web.it
Rodolfo Di Francesco