Questo breve romanzo epistolare è forse un’opera “minore” di Jane Austen. O piuttosto, un’opera meno conosciuta e leggendola se ne può anche intuire il motivo. Lady Susan è una donna spregiudicata, che non si fa scrupolo di flirtare con gli uomini che le piacciono e, perché no, di civettare anche con gli altri.
E’ ancora molto bella, malgrado abbia oltre trent’anni (mo’ me sparo!) e, grazie ad una buona cultura ed una solida intelligenza, potrebbe trarre in inganno anche il gentil sesso. Potrebbe, dico. Perché in realtà gli unici personaggi che non cadono nelle sue trame sono, guarda caso, donne, mentre a ben vedere gli uomini peccano un po’ di dabbenaggine, anzi, per citare Carlo Verdone in un vecchio sketch, sono ingenui ingenuissimi. Tra una lettera e l’altra si snoda la vicenda ed è gustoso leggere i diversi punti di vista e le impressioni che la condotta della bella signora suscita negli astanti. E, quando ci si chiede se qualcuno non la stia accusando ingiustamente, ecco proprio una sua lettera a dissipare ogni dubbio. Forse all’epoca il personaggio sarà apparso un po’ troppo osé e libertino, ma agli occhi nostri Susan è una vera forza: una Dame aux camelias senza moralismi e pentimenti, simpaticamente opportunista, irresponsabile ma irresistibile, mentre va sfarfallando allegramente da un pretendente all’altro, sempre riuscendo a instillare il dubbio nei suoi detrattori, con charme ed abilità. Insomma, malgrado il personaggio sia in sé decisamente negativo, la penna della grande scrittrice capovolge gli stereotipi e restituisce ai bacchettoni conformisti un’aura da sfigati senza appello. E, badate bene, lei, Jane Austen, non emette giudizi di sorta, né in un senso, né in un altro.
Per quanto mi piaccia esplorare nuovi autori e per quanto apprezzi, anche parecchio, diversi contemporanei, ogni tanto ho bisogno di certezze. E queste certezze me le danno gli Autori classici, gli intramontabili, quelli che se a duecento anni dalla morte ancora vengono pubblicati e letti, un motivo ci sarà; e c’è, infatti. Sono quelli che già dalle prime righe (e perdonate l’anacoluto) si viene travolti dalla Letteratura e che restituiscono speranze, dopo essere magari incappati nelle spire di qualche pseudoautore con cui si è solo perso tempo.
Mi sono imbattuta in questo libro per caso: era in vendita, al supermercato, in un’edizione a dir poco economica, 99 centesimi. Una copertina rosa che evocava un romanzo d’amore e che non avrebbe attirato la mia attenzione, se non fosse stato, appunto, per l’autrice. Poi ha subito una sorte meschina, che l’ha portato a vagare di scaffale in scaffale e di stanza in stanza, mai collocato nel giusto ordine nella libreria, perché in un limbo tra “lo leggerò” e “lo regalerò”. Poi, così per caso, dopo un paio di letture non proprio soddisfacenti, l’ho finalmente notato. E ne valeva la pena.