Una situazione di grande frammentazione, con oltre mille gestioni ancora in economia, un forte ritardo nella definizione degli Ambiti Territoriali, poche gare per gli affidamenti e quindi grandi differenze con il resto dell’Europa. Sono questi alcuni dati che emergono dall’edizione 2016 del GREEN BOOK, realizzato dalla Fondazione Utilitatis con la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti. La presentazione è avvenuta lo scorso 29 gennaio a Roma, alla presenza tra gli altri dell’eurodeputata Simona Bonafè e del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, ed ha delineato uno scenario che sottolinea come il settore dei rifiuti abbia bisogno di una accelerazione industriale ispirata a modelli di eccellenza che riescano a dimostrare con i numeri la propria efficienza.
In Italia in tutto sono 463 le società che svolgono servizi di igiene urbana e di queste il 55% è di proprietà interamente pubblica, il 27% è rappresentato da società miste pubblico-private e il restante 18 % da società interamente private. A questo si aggiunge che sono ben 1043 le gestioni dirette da parte dei Comuni, il 55% delle quali al Sud. Gli Ambiti Territoriali Ottimali ad oggi individuati dalle Regioni sono 67, con differenze di abitanti serviti tra il nord e il sud. 4 regioni e una provincia non hanno ancora adempiuto all’obbligo di individuare gli Enti di Governo degli Ambiti (EGATO) ed è incompleta, in oltre la metà delle regioni, l’adesione dei Comuni agli ambiti individuati.
Insomma un quadro all’interno del quale Sei Toscana e l’ATO Toscana SUD spiccano come esempi di eccellenza da seguire. In Italia ad oggi sono state bandite solamente 5 gare per l’affidamento dei servizi in Ambiti Territoriali Ottimali, di cui 3 in Toscana. Da apripista l’ATO Toscana Sud, che nel 2010 ha messo a gara il servizio per ben 106 comuni. Nel 2013 SEI Toscana si è aggiudicata in via definitiva la gestione del servizio in tutto l’area vasta.
Per il resto, tra il 2014 ed il 2015 sono stati pubblicati ben 593 nuovi bandi. Di questi l’88% riguardava la gestione per un solo comune. Per quanto riguarda l’orizzonte temporale, invece, il 55% dei bandi prevedeva una durata non superiore a tre anni, mentre il 22% ha previsto una durata annuale.
Una situazione che non aiuta neanche gli investimenti e la capacità di attrarli. Secondo i dati del GREEN BOOK, dal 2011 al 2015 sono stati investiti circa 2 miliardi di euro, a fronte di un fabbisogno notevolmente superiore. Tra le principali criticità per gli investimenti e in generale per l’andamento economico e finanziario dei gestori, secondo il GREEN BOOK sono in particolare le dimensioni delle società; il 15% degli operatori, prevalentemente di piccole e piccolissime dimensioni, ha fatturati in perdita, mentre l’andamento economico migliora con la crescita della dimensione.
“Questo rapporto – afferma il presidente di Sei Toscana, Simone Viti – sottolinea come, a due anni di distanza, la strada intrapresa nella Toscana del Sud sia quella giusta. SEI Toscana sta dando omogeneità ai servizi per ben 106 comuni divisi su 4 province, per un totale di quasi un milione di residenti. Questo è possibile solo con un approccio alla gestione dei servizi nell’ottica di processo industriale che riesca a garantire quelle efficienze e quelle economie di scala grazie alle quali si rende possibile l’attrazione di capitali, l’innovazione e il miglioramento delle performance”. “Anche in considerazione dei prossimi decreti Madia sulle società partecipate – ha proseguito il presidente – riteniamo che Sei Toscana rappresenti una opportunità per il territorio gestito e quello limitrofo al fine della razionalizzazione di un servizio che deve essere svolto correttamente con tariffe congrue per i cittadini, ottenibili solo con un numero minore di soggetti e servizi su scala industriale”.