Tanto che eravamo in tema di disinformazione… piccolo caso anche nell’atletica italiana proprio ieri. Si è arrivati a leggere, anche in auterevoli testate, di “26 atleti italiani squalificati per doping” o cose simili, meno esplicite, ma che comunque inducevano a intendere questo concetto. Hai visto eh, che schifezza anche lì…tutti drogati…anche gli italiani.
Purtroppo non è vero
In realtà si tratta di 26 atleti DEFERITI (che non significa squalificati) non perchè trovati positivi, ma perchè avrebbero (secondo l’accusa) ELUSO alcuni controlli antidoping, cioè non si sarebbero resi reperibili quando gli si voleva fare un controllo
Il bello è che poi si scopre, leggendo (non sugli articoli, ma nelle pagine FB degli atleti) che l’irreperibilità era in gran parte dovuta a malfunzionamenti del sistema Whereabout, con il quale il Coni monitora lo spostamento di ogni atleta
Ciò non è bastato a evitare una giornata di sproloqui, offese e calunnie di ogni genere che hanno impazzato nei social, stavolta anche (e sopratutto) su Twitter dove c’è un pubblico forse meno boccalone di quello facebookiano, ma molto bravo nel fare battutacce su tutto, anche su cose che non esistono e senza mai informarsi a dovere
Il massimo bersaglio è stato Andrew Howe, proprio nel momento in cui ha ripreso ad allenarsi con costanza e punta su Rio 2016
L’episodio, gonfiato malamente dal solito mix letale di giornalisti approssimativi / furbini – legioni di imbecilli social certo non aiuta la nostra atletica, sport ‘passato di moda’ che fatica a ritrovare campioni… e forse non li ha proprio perchè i controlli antidoping sono più seri che altrove