{rokbox title=| :: |}images/tameimpala.jpg{/rokbox}Tame Impala – Innerspeaker – Modular 2010. Splendido disco d’esordio per questo trio australiano (dal vivo diventano un quartetto con l’innesto del bassista Nick Allbrook) proveniente da Perth. Kevin Parker, voce e chitarra del gruppo, dà una perfetta idea della loro musica, definendo il suo gruppo come “una rock band dal continuo e fluido groove psichedelico che enfatizza melodie sognanti”. Infatti nel disco si amalgamano in perfetto equilibrio riff chitarristici hard, basi ritmiche prog, melodie sognanti che rimandano alla psichedelica inglese sixties, impasti vocali dei Beatles più acidi e tentazioni elettroniche.
Allora è facile farsi trascinare dalla melodia distorta alla Revolver (It’s Not Meant To Be, Desire Be Desire Go, Lucidity, I Don’t Really Mind), dalle derive Canterbury (la strumentale Jeremy’s Storm e la lunga Runaway Houses City Clouds ) e da viaggi pinkfloydiani contaminati con vigorosi innesti rock-blues (The Bold Arrow Of Time). Pura classe. VOTO: 28/30 +
Sleepy Sun – Fever – ATP 2010. I californiani Sleepy Sun sono invece fortemente ancorati ai padri della classica psichedelia americana. Grazie anche agli impasti vocali di Bret Constantino e della brava Rachel Williams (Grace Slick docet) si sente profumo di Ashbury. Comunque anche loro cercano di rileggere la musica acida in maniera non calligrafica, contaminandola con ritmiche stoner, memorie hard-blues, spruzzate di folk, attitudine prog. Brani come la dolce Rigamaroo,ideale per una serata in spiaggia a contemplare stelle cadenti, Wild Machines, nel suo affascinante alternarsi di eteree voci e potenti riff doom, Marina, ipnoticamente lisergica, improvvisamente animata da ritmi tribali e latini, sono alcune delle gemme di cui è composto questo bel disco. VOTO: 28/30
The Black Angels – Phosphene Dream – Blue Horizon Records 2010. Dimenticatevi la psichedelia visionaria del precedente e ottimo Directions To See A Ghost. Qui non abbiamo brani improvvisati e lunghi, con incedere ipnotico e uso dell’elettric jug, in onore dei 13th Floor Elevators. In questo disco i riferimenti più diretti sono quelli alla psichedelica soffice della Swinging London: pensiamo ai Kaleidoscope (Phosphene Dream, True Believers), ai Pretty Things (Haunting At 1300 McKinley, Telephone, The Sniper) e ai i Pink Floyd di Barrett (Yellow Elevator #2). Ma i Black Angels toccano pure lidi beat stralunati alla Kinks (Sunday Afternoon), non dimenticando lo space rock degli Hawkwind (River Of Blood) e non disdegnano neanche innesti di energici riff rock oscuri (Bad Vibrations, Entrance Song). Una band in stato di grazia che ci regala un grande disco ritornando splendidamente all’universo canzone. VOTO: 28,5/30
Black Mountain – Wilderness Heart – Jagjaguwar 2010. C’è un punto di contatto tra questo ottimo nuovo album del gruppo canadese e quello dei Black Angels, oltre al fatto di essere usciti alla fine dell’estate. Infatti entrambe le band hanno concentrato il loro sforzo compositivo sulla forma canzone. Ecco allora che i Black Mountain producono il loro disco più curato, attenti anche alle più sottili sfumature sonore. Il punto di riferimento musicale sono sempre i gloriosi primi anni settanta. Ma a onor del vero la psichedelica dei padri fondatori americani è solo uno dei tanti affluenti sonici che formano il fiume in piena di questa pregevole raccolta di canzoni (pensiamo soprattutto all’incrocio vocale maschile-femminile che fa tanto Jefferson Airplane). Stephen McBean ha preso una sbandata per l’hard rock (The Hair Song, Old Fangs, Rollercoaster, Let Spirits Ride, Wilderness Heart), si è invaghito del rock che si abbevera alla dolce fonte del folk (Radiant Hearts e Buried By The Blues che ricordano certe atmosfere di Led zeppelin III), non ha dimenticato il primo amore hard psych (The Way To Go) e si è scoperto superbo compositore di struggenti ballate (The Space Of Your Mind e Sadie). Il miracolo di questa band (e anche delle altre finora celebrate) è quello di aver usato tutte queste influenze del passato per creare una musica originale, che suona fresca e attuale. Sicuramente il loro album migliore. VOTO: 28,5/30