Due settimane fa si è svolto in Val d’Aosta il “Tor des géants”, considerato da molti come la corsa di montagna più dura al mondo. Ma esattamente cos’è il “Tor”? Esso è costituito da un percorso lungo ben 330 km che attraversa l’intera regione percorrendo interamente i sentieri delle due alte vie (alta via 2 da Courmayeur a Donnas e alta via 1 da Donnas a Courmayeur) passando sotto i giganti cioè le montagne più imponenti d’Europa come il Monte Bianco, il Gran Paradiso, Il Monte Rosa, il Cervino e il Grand Combin.
A rappresentare Arezzo e provincia quest’anno erano in due: Cristian Caselli e Ita Emanuela Marzotto, tesserati rispettivamente con Ronda Ghibellina e Podistica Il campino (entrambe le società sono di Castiglion Fiorentino).
La manifestazione è partita domenica 13 alle ore 10 del mattino e il tempo massimo era fissato per la domenica seguente. A rovinare il programma è stato però il maltempo, vero e proprio protagonista in negativo (neve nei primi chilometri poi pioggia e scarsa visibilità), che ha fortemente condizionato la gara costringendo l’organizzazione a fermare gli atleti con uno stop di tre ore circa la prima notte e con una definitiva sospensione la quarta notte, quando al traguardo erano arrivati solo in sei. Le classifiche sono poi state congelate al momento del raggiungimento dei tanti rifugi e posti ristoro situati lungo il tragitto.
Per la cronaca a vincere è stato il francese Patrick Bohard davanti all’emiliano Gianluca Galeati.
E i nostri come se la sono cavata? Benissimo: Cristian Caselli è stato obbligato a fermarsi al chilometro 260 quando era in ottantesima posizione circa e in netta fase di rimonta, Ita Marzotto era invece centocinquantesima e stava disputando una gara magistrale.
Tutti gli atleti hanno dovuto accettare la decisione dell’organizzazione anche se chiaramente non sono mancate le polemiche.
A Cristian e Ita vanno comunque fatti infiniti complimenti: loro il Tor lo hanno corso, sofferto e vissuto intensamente come un viaggio percorrendo sentieri di straordinaria bellezza a cospetto delle montagne, anzi dei giganti, più alte d’Europa.
Nicola Frappi