Intervistiamo Paolo Bertini, arbitro di calcio per trentanni, che ha dovuto interrompere la sua carriera quando si trovava proprio al suo apice, a causa della vicenda Calciopoli; una vicenda per fortuna finita nel migliore dei modi, con l’assoluzione definitiva dell’ultimo 24 marzo. Bertini ci racconta la sua carriera, fatta di vittorie e di amarezze.
“Ho cominciato ad arbitrare quando avevo 16 anni e ho terminato quest’attività alla fine nel 2007 per la vicenda Calciopoli; l’ultima partita ufficiale da me arbitrata fu Albania – Macedonia. Da quel giorno in poi ho passato la maggior parte del mio tempo a difendermi, fino a quando sono stato assolto, il 24 marzo di quest’anno“. Per l’occasione l’ex arbitro si è fatto anche tatuare sul braccio il verdetto definitivo della sua assoluzione da parte della Cassazione: “Annulla senza rinvio perché il fatto non sussiste“. È stato un periodo molto intenso per Bertini, che racconta anche i paradossi di questa vicenda, della sua lotta contro la stessa giustizia. “Se non avessi avuto l’appoggio di mio cugino, l’avvocato Messeri, sicuramente non avrei avuto il potere economico per potermi difendere. La maggior parte delle persone non lo sa, ma sono pochissimi coloro che hanno potuto farlo, in cinque o sei credo. Gli altri sono rimasti in prescrizione, perché non potevano sostenerne le spese. L’altro paradosso è che, nonostante innocente, ho dovuto scontare anticipatamente la mia pena, essendo costretto a restare fuori dal mondo del calcio. Insomma, è incredibile che bisogna difenderci dalla giustizia“. Si può dire che l’apice della sua carriera sia sfortunatamente collegata con l’evento più amaro, con l’incipit del suo incubo. “La partita più importante che ho arbitrato è proprio quella che ha dato inizio allo scaldalo. Si tratta di Juventus – Milan. Era la stagione 2004-2005, penultima partita del girone di andata, dove le squadre si trovavano separate in classifica da soltanto due punti. Quello fu da una parte l’apice, dall’altra la decadenza della mia carriera“.
Per fortuna Bertini non ha mai lasciato il suo lavoro di promotore finanziario, che ha sempre svolto anche durante la sua carriera calcistica. “Ho lavorato in banca per undici anni ed è da sedici che sono promotore finanziario di una grande azienda. Ho mantenuto sempre il mio lavoro con grande sacrificio, a differenza di altri miei colleghi, che una volta finito di arbitrare hanno avuto qualche problema“. L’ex arbitro è anche molto attivo nella realtà aretina, è infatti dirigente del Quartiere Santo Spirito, dove è riuscito a elaborare un progetto soddisfacente e vincente; Bertini inoltre si è ultimamente riavvicinato al mondo del calcio, ma sotto un altro aspetto. “Ho seguito e terminato il corso per diventare direttore sportivo e con grande probabilità mi vedrete a ricoprire questo ruolo per conto di una società“.
Stefano Duranti Poccetti