La cerimonia ufficiale di iscrizione di Christiansfeld nella lista dei patrimoni dell’umanità Unisco ha avuto luogo nella chiesa locale morava alla presenza della Regina Margherita II con la partecipazione di circa 3.000 persone. Tutta Christiansfeld ha, infatti, festeggiato la prestigiosa iscrizione con allestimenti, cibo, musica e il concerto a ” Genforeningspladsen”. Iscritta nella lista Unesco come un esempio di città ideale, Christiansfeld ha un piano urbanistico e un’architettura, che riflettono il concetto di società morava, basandosi sui principi cristiani, mentre originariamente, quando fu fondata nel 1773, era una città indipendente e l’unica in Danimarca a godere del privilegio della libertà di religione. Tra l’Europa e gli Stati Uniti esistono 27 comunità morave, tra queste Christiansfeld è quella meglio conservata nel Nord Europa. Il piano urbanistico e le tipiche case in mattoni gialli e tetti di tegole rosse infondono un forte senso di semplicità e armonia. La struttura della città riflette l’organizzazione sociale morava. Un esempio significativo è rappresentato dalle “Kor”, case gestite da persone indipendenti e autonome dello stesso sesso. Esisteva una casa per uomini non sposati, per donne non sposate, per le vedove, case famiglia, scuole e laboratori. Tutto è stato organizzato dai moravi per una semplice vita di comunità a Christiansfeld. La maggior parte degli edifici è ancora intatta permettendo ai visitatori di osservarne la qualità, l’eccezionale maestria artigianale e percepirne l’atmosfera unica. La città fu creata per rappresentare l’ideale di urbanizzazione protestante, e costruita attorno al sagrato di una chiesa centrale. L’architettura è omogenea ed essenziale, con edifici di uno o due piani a mattoni gialli e tetti di tegole rosse. L’organizzazione democratica della chiesa morava, con la sua pionieristica filosofia di uguaglianza, trova espressione nella sua organizzazione della città. Il piano urbanistico si apre verso i terreni agricoli e include importanti edifici per il benessere collettivo come le grandi case della comunità per le vedove della congregazione e uomini e donne non sposati. Gli edifici sono ancora utilizzati da un’influente comunità della chiesa morava.
Claudio Zeni