30 agosto 1975, Aurora, New Hampshire: Nola Kellergan, 15 anni, scompare nel nulla; nessuno sa niente e la sua scomparsa rimane un mistero. Gennaio 2008, New York: Marcus Goldman è un giovane scrittore americano. Dopo aver cavalcato l’onda del successo con il suo primo romanzo, si trova depresso e afflitto dal cosiddetto blocco dello scrittore, che prima o poi becca tutti.
E come se la mutatio loci servisse a qualcosa, decide di trasferirsi momentaneamente ad Aurora da un vecchio amico, Harry Quebert, autore del best seller Le origini del male.
Primavera 2008: dopo 33 anni vengono ritrovati i resti di Nola Kellergan, accanto ad una borsa di cuoio contenente il manoscritto de Le origini del male. Il cadavere viene ritrovato nel giardino di Goose Cove, residenza, ad Aurora, di Harry Quebert. Marcus Goldman, convinto dell’innocenza dell’amico, decide di compiere un’inchiesta per trovare il colpevole.
Questa è la scena iniziale di un libro di circa 800 pagine scritto da uno svizzero di nome Joel Dicker e di più non posso dirvi; ma le premesse che sia un bel giallo sono tutte dentro questa introduzione. Cos’è andato storto allora nel corso della narrazione?
Chiaramente è uno di quei libri che ti divori in due giorni, forse tre se hai da fare, perchè la trama ti prende talmente tanto che non vedi l’ora di arrivare alla fine. Una volta finito, però, ti trovi insoddisfatto e da buon criticone/a quale sei, cerchi di capire cosa non ha funzionato.
Fin dalle prime pagine – non si tratta di un mega spoiler – si viene a conoscenza della storia d’amore consumata nell’estate del ’75 tra Harry, trentaquattrenne, e Nola, quindicenne, dettaglio non trascurabile in quanto costituisce l’anello della vicenda. Ora, per quanto possa sembrare strano, la relazione tra i due, alla fine, pare l’elemento più credibile del libro. Si basa su vecchi clichè – si pensi a Lolita di Nabokov o, per fare un esempio più recente, al film An Education – ma mantiene pur sempre la sua forza d’impatto: un amore proibito e controverso e tuttavia sincero. Fin qui, tutto bene; iniziano i flashback della loro storia d’amore, inizia la follia del romanzo. Dialoghi surreali e sdolcinati tendenti al diabetico; si passa da bigliettini con su scritto N-O-L-A per un centinaio di volte – vedi Humbert in Lolita -, a descrizioni e fatti tendenti al tragico, con sfumature a carattere stereotipato-adolescenziale, fino a ricadere in considerazioni prettamente filosofiche. Quella che manca e che mi sarei aspettata, è la componente erotica; e per fortuna, dico io, non voglio immaginare quali scene di sesso platonico ne sarebbero venute fuori.
Gli altri personaggi oscillano anche loro tra lo stereotipo e il verosimile: alcuni paiono delle vere e proprie caricature cinematografiche, degne delle sage americane più di moda, altri si fanno apprezzare di più. Il problema però è che sono inseriti in un contesto che forse troppe volte pare forzato, come se tutti dovessero assolutamente avere qualcosa a che fare con la vicenda, come se nessuno fosse innocente, neanche la piccola Nola Kellergan. Tra colpi di scena, depistaggi e rivelazione, c’è lo stupore, sì, ma anche un po’ di disorientamento.
Lo stile è semplice, non ci sono descrizioni esageratamente dettagliate, eppure ne vengono fuori 800 pagine, riempite talvolta di ovvietà e ripetizioni, come se lo svizzero Dicker non avesse voluto terminare il romanzo (forse perchè affezionato?). Avrebbe potuto salvare qualche albero in più: scrivi meno, salvi un albero. Ultima appunto e poi finisco con le critiche: la copertina non la capisco, e neanche mi piace.
Andiamo con i lati positivi. Prima di tutto bisogna riconoscere la grande abilità di Dicker nel costruire una trama-ragnatela nel vero senso della parola, tra presunti colpevoli e presunti innocenti e nell’aver creato una storia che, a livello di indizi, seppur alla fine poco credibile secondo il mio punto di vista, non fa una piega: un bravo detective, diciamolo. E poi la cosa più importante: lo inizi e non lo molli più, nel senso che tutto quello che ho scritto sopra passa in secondo piano e l’unica vera domanda alla quale rispondere è Ma chi è davvero Nola Kellergan? Mentre lo leggi poco importa delle conversazioni surreali di Marcus con la madre, dei gabbiani, del mare e dell’amore tormentato dei due, l’importante è risolvere il mistero.
Sono sicura che al signor Dicker non dispiacerà una recensione cattivella: dopotutto è stato osannato dai grandi giornali francesi che hanno fatto di questo romanzo il caso letterario del secolo. Insomma, a parer mio, non un capolavoro, ma un libro piacevole, da leggere.
A bientôt, monsieur Dicker!