A cena da Silvio. Sono in tre: Alessandro Ghinelli (neo-sindaco di Arezzo), Mario Agnelli (Sindaco di Castiglion Fiorentino), Andrea Romizi (Sindaco di Perugia). La Nazione scrive di un convivio col leader di Forza Italia, a cui non è mancato nemmeno Vittorio Sgarbi: i 3 massimi alfieri del nuovo corso vincente del centrodestra nella zona a cavallo fra Toscana e Umbria si ritrovano insieme e oltre alla cena col leader nazionale progettano collaborazioni di promozione culturale / turistica. Un primo passo per (tanto?) altro
D’altronde l’invito a cena da Silvio è meritato: la formula che, seppur con differenze e peculiarità, tutti e 3 hanno usato, ha funzionato. Ll’idea di partire da una base “civica” su cui si sono poi innestati i partiti in posizione defilata si è rivelata elettoralmente vincente, tanto da resuscitare una parte politica che pareva senza futuro, spazzata via dal vento renziano
Da questa “asse” Arezzo – Castiglioni – Perugia che passa per la Sr71 imboccando poi il Raccordo Perugia-Bettolle verso l’Umbria cosa potrà nascere? I comuni di centrosinistra del nostro territorio finiranno per subire il fascino del trio?
Un pensiero ci va fatto, anche perchè la politica ultimamente va a mode, la riorganizzazione del centrodestra prosegue (si noti la nascita del coordinamento delle Liste Civiche in Valdichiana e l’emergere, qua e là, di figure che nell’arco di qualche anno potrebbero avere la statura sufficiente per fare il colpaccio) e soprattutto la capacità di analisi politica è inesistente, sopraffatta dal vacuo caos quotidiano, dalla necessità di rincorrere fittizi successi del momento, dalla foga di mostrare piuttosto che di fare
Proprio di questo elemento è rimasta vittima il PD nella sua incarnazione renziana, ritrovatasi in un anno dalle stelle alle stalle. Anche da noi, anche ad Arezzo.
Forse un anno fa fu sbagliata l’analisi del voto castiglionese e perugino. A Castiglioni si ritenne unico responsabile del trionfo di Agnelli tutto ciò che, a marchio PD, c’era stato fino a quel momento. Il voto perugino fu spiegato invece con elementi “renziani“: si parlò di candidato giovane, sorta di “rottamatore” dell’incancrenito sistema di potere umbro
Invece, probabilmente, il centrodestra si stava riorganizzando con una precisa strategia, proprio mentre il PD si beava della sbornia renziana apprestandosi a 12 mesi di supercazzole e fanfare propagandistiche dilagate a tappeto anche sui livelli locali
Non è mai troppo tardi, comunque, per correre ai ripari, se solo si avesse l’intelligenza per capirlo
Proprio qui sta il problema. Gli accanitissimi ultras del Renzismo, specie umana in caduta libera sul piano numerico (si notino le molte ‘riconversioni’ di maggiorenti del PD aretino in questi giorni), non sono ancora riusciti a cogliere il motivo della sconfitta, come pure della vittoria del 2014: aldilà dell’antipatica arroganza, dell’evidente assenza di qualità e contenuti, del cambio della moda che li ha travolti non si vogliono rendere conto che l’anno scorso il PD vinse le Europee prendendo i voti del popolo di centrodestra, che adesso ha perduto. Non appena è tornata un minimo di compattezza aldilà del fosso, con qualche personaggio presentabile, lo scenario è cambiato radicalmente. Fu appunto l’esempio Romizi ad anticiparlo, a Perugia, l’anno scorso: se usciva con una proposta decente il centrodestra poteva ancora competere
I Bersaniani / Cuperliani ecc ecc, dal canto loro, pur godendo delle disfatte renziane paiono in gran parte incapaci di immaginare qualcosa di diverso rispetto a una restaurazione del PD in versione 2012, uno schema che (anche su scala locale) rischia di non andare lontano
I migliori di tutti in quanto a profondità di analisi sono comunque gli ex-civatiani che si tengono ben lontani dall’ipotesi di seguire il loro ex leader fuori dal Partitone. E così li vediamo ancora dentro al PD, magari con la foto profilo arcobaleno quando sanno bene che il loro partito non farà mai nulla sui temi etici e dei diritti (l’essenziale è però darsi un tono “di sinistra“), intenti ad arrampicate sugli specchi per spiegare perchè restano dentro, riciclando logore proposte politiche quali, ad esempio, il “centrosinistra“, una roba che dopo l’anno dell’arroganza renziana appena concluso suona quasi più vecchia di “pentapartito“
Ebbene sì: con questo livello (infimo) di riflessione politica, con queste (inesistenti) capacità di capire quello che sta succedendo, con la foga di farsi belli in competizione con gli altri, con l’abbandono di ogni dimensione politica e soprattutto coi nuovi equilibri dovuti al passaggio al centrodestra del Comune capoluogo (pensate, tanto per dirne una, alle partecipate!) c’è davvero la possibilità che “L’Asse” Arezzo – Castiglion Fiorentino – Perugia porti a qualche altra clamorosa sorpresa, anche in Valdichiana. Anche se di tempo, da qui alle prossime occasioni elettorali, ne deve ancora passare molto