{rokbox title=| :: |}images/warisover.jpg{/rokbox}”La guerra è finita, basta volerlo”. Lo cantava John Lennon con la fida scudiera Yoko Ono in una canzone che col tempo si è tramutata in ‘must’ di ogni buon Natale con la gente che, probabilmente perchè non capisce bene l’inglese, si è dimenticata del suo significato originario. Tutti pensano che si parla di stelle comete e renne, ma invece era il 1971 e Lennon parlava del Vietnam, lanciando la sua personale visione oltemodo semplicistica, da pacifista puro e da cantautore anticipatore di un’epoca e di uno stile che poi avrebbe fatto centinaia di proseliti in tutto il mondo, delle questioni internazionali. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è amore, e se si vuole la guerra si fa finire. Che problema c’è? Basta un attimo, basta la volontà.
Lo ha fatto Obama per quanto riguarda l’Iraq, chiudendo in quattro e quattr’otto (perchè così davvero è, visti i tempi velocissimi di smobilitazione dei militari americani) una faccenda durata sette anni almeno. Che il buon Obama sia un fan di Lennon e dei Beatles e che in gioventù sia stato un sincero pacifista lo sappiamo; è anche questo che in fondo lo rende così speciale e mediaticamente attraente. Un supergiovane che ci fa sognare, perchè ha la faccia di quello che può scardinare i modi vecchi della politica, di quello che può davvero cambiare il mondo, cambiare la mentalità globale. Però un capo di stato, anzi, il capo dello stato più potente del mondo, forse dovrebbe comportarsi in modo un po’ diverso da un cantautore.
Il ritiro delle truppe forse è giusto, probabilmente è l’unica scelta possibile, di sicuro ne siamo tutti contenti perchè di fatto ci lasciamo alle spalle un’epoca che definire buia è un eufemismo. Gli anni di Bush, del terrore, della paura su scala internazionale. Una volta che si ritirano le truppe però, quando si è capi di stato, c’è da fare un bilancio. E il bilancio è disastroso, però non lo si dice abbastanza. Di fatto siamo ad un bis del Vietnam, anche se fortunatamente meno eclatante e con numeri meno tragici. Però le truppe se ne vanno e lasciano un paese in una situazione totalmente instabile, col rischio di un ritorno ad una nuova ditatura, di una riapertura dei problemi interni che potrebbe portare a nuovi, eterni, conflitti. Insomma: Obama mi è simpatico, ma la sua tecnica che forse farà felice l’America e il mondo a me pare un po’ troppo pilatesca.