La galleria ‘Vino&Arte’ de Il Borro di San Giustino Valdarno (Ar) della proprietà della famiglia Ferragamo ha riaperto con una speciale mostra curata da Martina Becattini ‘Da Mantegna a Warhol. Storie di vino’, un racconto per immagini sulla storia del vino e del suo significato nei secoli. All’inaugurazione ad invito, oltre alla famiglia Ferragamo al completo, parenti, nobili, vip e tanti amici arrivati nella tenuta toscana per ammirare le incisioni firmate Mantegna, Carracci, Canaletto, Picasso, Rubens, Salvator Rosa, Rembrandt, Durer, Poussin, Goya e Warhol. La mostra è il frutto di una passione di Ferruccio Ferragamo per le opere d’arte, quella passione che lo portò ad acquistare il borgo medievale del Il Borro nel 1993. Una collezione legata al vino e alle sue rappresentazioni, poiché nelle terre che furono dei Medici, degli Hohenhohe e dei Savoia, la produzione vinicola resta una delle principali attività. Una storia per immagini della vite e del vino resa attraverso la tecnica artistica dell’incisione, a bulino, a puntasecca oppure ad acquaforte. Al vino per le sue preziose doti, viene attribuito un divino creatore, il dio Bacco, connesso al lavoro e alla fertilità, ma anche all’ebbrezza e ai baccanali. Spesso raffigurato ebbro, come nelle due incisioni di Mantegna (1431-1506) è accompagnato dal suo educatore Sileno, creatura corpulenta e lasciva come viene mostrato da Burani (1600-1648) e da Lo Spagnoletto (1591-1652). Il crescendo di furore e concitazione che caratterizzava i baccanali esplode nella volta della Galleria Farnese affrescata da Caracci tra la sensualità dei riti orgiastici e la disperata coscienza della guerra, mentre la dimensione umana si manifesta nelle vedute di antichi interni pompeiani, a noi restituiti dalle incisioni di Francesco Piranesi (1756/58 – 1810), tratte dai disegni che il padre, Giovan Battista (1720-1778), fece durante le sue visite ad Ercolano e Pompei. La storia del vino intreccia però tanto da vicino le vicende dell’umanità, che nonostante le implicazioni con la religiosità greca e romana trascende il paganesimo per divenire elemento fondante anche nel culto cristiano. Il vino è infatti parte essenziale nel rito sacro della santa messa, per celebrare l’Ultima Cena e simbolo del sangue di Cristo (I vendemmiatori dalla terra di Canaan di De Vos (1532 – 1603), Le nozze di Cana e L’ultima cena di Poussin (1594-1665). Tuttavia il vino da nettare salvifico, se assunto in eccesso, può anche divenire liquore diabolico. I tormenti notturni degli ubriachi prendono forma nelle figure caricaturali e mostruose create da Goya (1746-1828) nella sua incisione Duendecitos. L’abuso di liquori mette in luce anche i vizi dell’alta società inglese, ridicolizzati da Hogarth (1697-1764). La maniera modernissima di Andy Warhol (1928-1987) porta infine il visitatore nel cuore di una festa newyorkese, dove i numerosissimi bicchieri vuoti non solo trasmettono un senso di fastidiosa ubriacatura, ma quasi come una moderna vanitas ricordano la brevità degli attimi felici, siamo ormai Afetr the party.
Claudio Zeni