Dopo che il ministro Alfano si è adoperato per bloccare con una circolare inviata alle Prefetture gli effetti di una sentenza del Tribunale di Grosseto che riconosceva validi i matrimoni gay fra cittadini italiani celebrati in nazioni estere si è sollevata la solita valanga di polemiche, con consuete polarizzazioni e battaglie social. E’ ovvio che un problema di tale portata non può essere risolto con una sentenza, nè tantomeno con una circolare volta a fermare gli effetti a pioggia della sentenza stessa: ne deve dibattere l’opinione pubblica, ne devono parlare i partiti e di conseguenza il Parlamento, così da legiferare una volta per tutte in una qualche direzione
Sul tema però, piuttosto che chiedere che il Parlamento si occupi del problema, richiesta logica e giusta, noto che molti Sindaci preferiscono adoperarsi in una sollevazione di scudi. Sono molti, quasi tutti del PD (n.b. partito che governa il paese insieme all’NCD del ministro Alfano) e hanno annunciato in pompa magna di essere pronti a disobbedire: faranno comunque iscrivere, dicono, allo Stato Civile eventuali matrimoni celebrati all’estero fra gay residenti nei loro comuni, così che la sola via per rendere operativa la volontà ministeriale potrà essere quella della cancellazione ‘coatta’ da parte delle Prefetture, con uno scontro interno alle Istituzioni inedito e grave
Sulla sollevazione, che ha avuto qualche eco anche in alcuni dei nostri amministratori locali (anch’essi PD), mi permetto di nutrire qualche dubbio.
Probabilmente qualche atto eclatante potrebbe servire, ma davvero si è pronti a compierlo?
Mi viene da pensare che nelle esternazioni lette in queste ore vi sia più che altro la volontà di difendere anche sul locale un territorio di voti più ‘progressisti’, ancora numerosi nella massa di elettori PD e ricollegabili in particolare ad alcune sue correnti interne che su certi temi hanno posizioni nette, ben sapendo che mai ci si troverà di fronte alla necessità di compiere davvero atti concreti.
Se ciò, al contrario, dovesse capitare la mia impressione è che non mancherebbero i mal di pancia, anche dentro allo stesso PD e agli stessi PD locali, col rischio di veder svanire larghe fette di voti e pezze d’appoggio sulle quali certi Sindaci hanno completato i puzzle necessari per vincere le loro disfide elettorali
Sono davvero pronti tali amministratori a disobbedire? Fino a che punto, davvero, si sentono investiti della possibilità di prendere iniziative autonome e fino a dove saprebbero davvero spingersi se la battaglia si acuisse?
Lo celebrerebbero, lor signori Sindaci e Assessori, un matrimonio fra gay? Se la sentirebbero di farlo anche a scopo ‘dimostrativo’, solo come operazione di sensibilizzazione al problema?