Ci s’imbatte in autentici gioielli nei momenti e nei posti più impensati, piccole perle che non solo non ci si aspettano, ma che diventano delle vere e proprie sorprese e che danno una marcia in più a una giornata piovosa di fine settembre.
È quanto mi è successo con la graphic novel edita da Bompiani de L’ombra dello Scorpione, uno dei monumenti della produzione di Stephen King. Di quel romanzo colossale dove un virus, creato in un laboratorio super segreto degli Stati Uniti, spazza via più del 99% della popolazione mondiale.
I sopravvissuti si troveranno schierati su fronti opposti, dando luogo a una sanguinosa lotta tra il bene e il male, il primo guidato dalla fragile Mamma Abigail, il secondo impersonato dal terribile e spietato Randall Flagg, l’Uomo in Nero, il Tizio che Cammina, così come viene chiamato nelle leggende che si narrano su di lui nel mondo del dopo “influenza”.
Dimenticando l’orribile tv-movie del 1994 diretto da Mick Garris e che sarebbe bene non venisse mai più trasmesso, il fumetto mi ha fatto tornare in mente un libro che ho amato e letto e riletto, trovandolo ogni volta migliore della precedente. Mi sono trovato a guardare le avventure e i drammi di personaggi a cui sono stato molto legato, che ho sentito vivere nella mia mente e con i quali, spesso, mi sono identificato, chiedendomi, in un lungo sogno a occhi aperti, cosa avrei fatto io in questa o quella situazione.
Nick Andros, Tom Cullen, Glen Bateman e il suo cane Kojak, lo stesso Randall Flagg, lì, su quella carta patinata, in una realtà oscura dove il pericolo è annidato ovunque e dove, anche dietro ai volti più insignificanti, si nascondono mostri terribili. A escogitare folli disegni di morte e distruzione, ma anche a intrecciare trame di speranza, rivalsa e positività.
Un fumetto incredibile che non sapevo neppure esistesse, ma che adesso farà bella mostra di sé nella mia libreria, insieme ai tanti libri che hanno segnato il mio percorso umano e intellettuale e dai quali non mi separerò mai.
Per gli appassionati, da comprare immediatamente.
Cosa state aspettando?
Stefano Milighetti