Anche le grandi squadre hanno preso i loro grandi abbagli e anche il Milan non fa eccezione. Certo, sono stati più gli acquisti azzeccati che non i bidoni, ma Winston Bogarde, portato da Adriano ” Zio Fester “ Galliani sotto il Duomo, rientra senza dubbio nella seconda categoria…e forse la Seconda Categoria sarebbe stato il campionato più adatto per questo colosso di un metro e novanta
Andò così: Galliani pensava di ripercorrere i fasti di un non lontano passato olandese con il trio delle meraviglie Gullit – Rijkard – Van Basten, ma l’accoppiata Bogarde – Reiziger, quest’ultimo di professione terzino, lasciò presto nefaste scie.
Il buon Winston si fece presto conoscere: alla terza giornata del campionato 1997/98, durante un Udinese – Milan, il ” roccioso ” difensore olandese, noncurante del fatto che ci fossero anche i giocatori della squadra avversaria in campo, azzardò un passaggio indietro al suo portiere senza accorgersi del sopraggiungere di Oliver Bierhoff, che tutto era tranne che un fulmine di guerra, ma tant’è; all’attaccante tedesco non parve possibile tanta grazia, ma approfittò di questo gentile regalo e uccellò l’estremo difensore rossonero. Da allora, del Winston Bogarde giocatore rossonero si sono perse le tracce. Di lui si ricordano tre presenze in campionato, ( e chissà come mai poi non mise più piede in campo ) e una in Coppa Italia, la sua unica da titolare, contro la Sampdoria. Passò poi al Barcellona e al Chelsea che giudicò questo come il suo peggior affare della storia. Dopo il Milan, collezionò la bellezza di 23 presenze in 8 anni, ma con stipendi sempre da nababbo.
Ecco una delle sue deliranti dichiarazioni all’epoca del Chelsea: «Potrei giocare titolare da qualsiasi altra parte – disse con eccessiva superbia – ma perché dovrei? Qui mi pagano, e bene anche!». 11 presenze in 4 anni al Chelsea per l’equivalente di 12 milioni di Euro guadagnati. Quando arrivò il magnate russo Abramovich, fu relegato ancor di più fuori squadra, tanto che non gli fu nemmeno assegnato il numero di maglia. Provò a tornare all’Ajax, squadra dove aveva iniziato quella che avrebbe dovuto essere una scintillante carriera, ma il club olandese non ebbe, ovviamente, la minima intenzione di ingaggiarlo e così, dopo un anno, nel novembre del 2005, decise di fare l’unica cosa giusta della sua carriera: smettere! Questa è un’altra sua perla:“ Da giovane ero un delinquente, se non ci fosse stato il calcio avrei fatto una brutta fine. I miei modi di fare erano quelli di un troglodita». Insomma, mi viene da dire che anche da calciatore i suoi modi non furono un granchè migliori.
Stefano Steve Bertini