Le leggende sono immortali e mettiamo l’apostrofo sull’anno, perché secolo più, secolo meno, Gino Bartali, da Ponte a Ema (Firenze), è sicuramente uno di queste. Oggi, molti i ricordi per il Centenario della nascita, dalle celebrazioni agli articoli sui quotidiani nazionali e sportivi: tutti ricordano il grande campione sportivo e lo straordinario lato umano di Ginettaccio
I Giri d’Italia, il Tour de France, la storica rivalità con Fausto Coppi e la contestatissima foto della “borraccia passata” è roba da Wikipedia, le abbiamo tutti davanti agli occhi e stasera, in prima serata, Rai 1 ci ripropone pure la fiction “Gino Bartali l’Intramontabile”, che celebra le gesta del Campione.
Tutto molto bello, ma tutto molto lontano da ciò che Gino era … “certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca”.
Noi scegliamo la Stazione F.S. di Terontola – Cortona, una stazione di “campagna”, dove nella targa a sua memoria c’è scritto: ” qui Gino Bartali, grande campione di ciclismo, fermò più volte l’allenamento nel tragitto Firenze – Assisi , negli anni 1943-1944, per aiutare uomini vittime della persecuzione razzista ed ideologica durante la seconda Guerra Mondiale”.
Questo era l'”uomo di ferro”, quello che salutava l’amata moglie Adriana dicendole che andava “a fare un lungo”, inteso come allenamento, e partiva alla volta di Assisi, nascondendo nel telaio della bici documenti e fototessere, affinché una stamperia segreta potesse produrre atti necessari alla fuga di ebrei rifugiati.
Di lui molti hanno dato una lettura ed un ricordo: la grinta, la volontà, la pedalata intesa come onesto lavoro, la fatica benedetta perché aveva strappato il suo destino a magri campi,l’orgoglio, la polemica, il mugugno da toscanaccio, la rabbia agonistica, la vecchia Italia contadina, devota, pia, che magari bestemmiava ma era militante dell’Azione Cattolica, la vittoria.
Gino Bartali era tutto questo ed anche di più; significative le parole di Alfredo Martini, grande ciclista degli anni ’40 ed a lungo CT della Nazionale Italiana: “Gino era generoso ed aveva coraggio da vendere. Poi era molto religioso e la sua era una religiosità profonda e attiva. Credo proprio che quel tipo di comportamento fosse in linea perfetta con la sua personalità: generosa e integerrima”
Noi, oggi, vogliamo ricordarlo così, volgendo lo sguardo da Terontola verso il Trasimeno, lo vediamo pedalare alla volta di Assisi; in sella ad una pesante e “preziosa” bicicletta con i freni a bacchetta, come su una foto sbiadita dell’epoca, quando, sulle strade bianche e polverose della Valdichiana, uomini umili e coraggiosi scrivevano la storia e divenivano Eroi e “Giusti fra le Nazioni”.
Ciao Gino.
Luca Barboni