E’ stato approvato ieri al Senato, fra disinteresse dell’opinione pubblica e trionfalismi parlamentari, il cosiddetto “DDL Del Rio” con il maxi-emendamento che ridisegna gli scenari di città metropolitane, Province e fusioni fra Comuni, il tutto in attesa dell’approvazione definitiva alla Camera e soprattutto della modifica dell’articolo V della Costituzione che cambierà nuovamente la situazione. Per ora nessuna abolizione delle Province, ma una riorganizzazione che entrerà in funzione entro l’inizio del 2015 e prevede essenzialmente l’abolizione dell’elezione popolare degli organi istituzionali, affidandola ai soli consiglieri comunali. Oltre a questo alla Provincia vengono sottratte alcune funzioni, in attesa di regole che chiariscano meglio il passaggio di deleghe e personale ad altri enti, e il Presidente (scelto fra i Sindaci) non percepisce alcuna indennità.
La riforma prevede comunque l’esistenza di 3 organi: il Presidente, il Consiglio e l’Assemblea dei Sindaci
Il Presidente è scelto da tutti i Sindaci e consiglieri comunali con voto segreto e dura in carica 4 anni. Può nominare un vice-Presidente e cessa dalla carica qualora abbandoni il ruolo di Sindaco nel suo comune. Come detto non percepisce stipendio
In base alle nuove regole la Provincia di Arezzo, essendo sopra i 300mila abitanti, avrà poi un Consiglio Provinciale di 12 membri che verranno rinnovati ogni 2 anni: essi saranno eletti dai consiglieri comunali di tutti i comuni, con voto ponderato. Ciò significa che a seconda del numero di abitanti i Comuni saranno divisi in varie fasce, con schede di colori differenti che permetteranno di attribuire un peso maggiore al voto dei consiglieri dei comuni che hanno una popolazione maggiore. Per l’elezione dei 12 membri si voterà con un sistema a liste contrapposte, in cui un genere non potrà superare il 60% (una sorta di ‘quota rosa’)
Il terzo organo è poi l’Assemblea dei Sindaci di cui fanno parte tutti i primi cittadini della Provincia
Il nuovo sistema entrerà in vigore da tre mesi dopo l’approvazione definitiva del DDL, nel frattempo i Presidenti in scadenza di mandato (quale ad esempio Roberto Vasai) saranno prorogati nella funzione, ma è comunque previsto che non si superi, per l’entrata in vigore del nuovo regime, l’inizio del 2015
Con quella che non esito a definire una ciofeca il Parlamento compie quindi l’ultimo atto di un procedimento-fuffa che di fatto non cancella l’ente, non cancellabile poichè previsto nel testo costituzionale, ma lo priva solo di rappresentatività, togliendo ai cittadini il diritto di eleggerne le cariche istituzionali. Il risparmio venduto come grande trionfo si limita allo stipendio del Presidente e quello degli assessori, più i gettoni di presenza dei consiglieri, ma resta in piedi tutto il resto dell’apparato, con enormi dubbi e difficoltà di programmazione per quanto riguarda il passaggio delle deleghe, che riguardano campi importantissimi e lasciano quindi col fiato sospeso per il futuro a breve e lungo termine
La riforma, accolta con favore dalla maggioranza parlamentare, è a mio avviso il modo peggiore per saziare i più miseri appetiti della più superficiale onda anti-politica, risparmiando ben poco e riducendo la Provincia a un contenitore vuoto ma comunque magniloquente, non andando a cercare di risolvere il problema e anzi agendo in direzione opposta a quello che sarebbe il buon senso. Si agisce infatti lasciando più o meno tutto com’è, limitandosi a togliere un diritto ai cittadini e prevedendo in sostituzione un sistema di elezione indiretta, per tramite dei consiglieri comunali, che inevitabilmente grazie al meccanismo del voto ponderato favorirà i Comuni grandi a scapito dei piccoli, regalando terreno a pratiche politiche di basso cabotaggio come cartelli di vallata, vendita di voti al miglior offerente e chi più ne ha più ne metta