“Le quote rosa non servono a niente, le donne non hanno bisogno di riserve indiane e non sono panda in via di estinzione”.
Ma si può fare di meglio: “le donne hanno diritto di stare nelle liste se, come gli uomini, sono capaci e meritevoli. Altrimenti no, perchè rischieremmo di riempire le liste di belle figurine”. Questo è solo una parte di ciò che da ieri sera impazza sui social.
A questo punto i casi sono due: o ti rotoli per terra dal ridere, pensando a quanti uomini meno che mediocri siedono sugli scranni parlamentari e delle amministrazioni, oppure ti arrabbi come un caimano arrabbiato.
Io ho optato per la seconda, perché rotolarmi dal ridere mi viene bene ma arrabbiarmi come un caimano meglio.
Nemmeno a me piacciono le quote rosa, in un paese normale non dovrebbero servire.
Come non dovrebbe servire il neologismo “femminicidio”, come non dovrebbe essere un terno al lotto trovare un medico non obiettore, come dovrebbe essere normale a parità di qualifiche e inquadramento che un uomo e una donna avessero la stessa retribuzione. Ma non siamo un paese normale. E tutte queste cose non sono scontate, sono la dura realtà e negare la realtà è da ipocriti. La realtà in Italia è che gli uomini hanno vita più facile, in ogni ambito, in particolare in politica. Perché se una donna ottiene una candidatura, un posto in una segreteria o un ministero nel migliore dei casi è un’arrivista, ha sgomitato a discapito delle sue colleghe oppure, nel peggiore, l’ha data a qualcuno. E non scandalizzatevi delle mie parole, perchè questo è un pensiero comune.
E ancor più drammatico è vedere come quelle che combattono per le quote rosa siano quelle che delle quote rosa per legge possono anche farne a meno, perchè loro le quote se le sono prese senza tanti complimenti con le loro capacità e la loro costanza. Ma combattono per quelle quote perchè le loro colleghe non debbano faticare come hanno faticato loro, non debbano dimostrare di valere due volte più di un uomo per ottenere ruoli che valgono la metà. Le altre, le belle figurine, intano se ne stanno lì a guardare, in attesa di essere appiccicate su un altra poltrona.
L’8 marzo mi chiedevo quanto ancora noi donne dovremo andare in giro col coltello in mezzo ai denti… evidentemente ancora a lungo.