Unione Europea, Usa e Russia sono i protagonisti in negativo di quello che in questi giorni sta accadendo in un enorme spazio nell’Europa orientale chiamato Ucraina. Il doppio della penisola italiana, lo stato più grande d’Europa subito dopo la Russia e con quasi cinquanta milioni di abitanti, questa è l’Ucraina che dalla fine del 1991 ha acquisito la propria indipendenza durante il tracollo dell’Unione Sovietica. I confini di questo territorio sono variati spesso nella storia anche se dal 1954 ad oggi sono rimasti immutati.
Paradossalmente è durante l’epoca sovietica che l’Ucraina si è ingrandita maggiormente grazie ai territori orientali ex russi aggiunti da Lenin dopo la prima guerra mondiale, con le parti di Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia conquistate dopo la Seconda Guerra Mondiale (Stalin) e con l’aggiunta della Crimea nel 1954 (Krusciov).
Da sempre l’Ucraina è una terra di frontiera, anche l’etimologia del proprio nome significa questo. Il paese non è etnicamente compatto e vede due ceppi linguistici dividersi nel Paese. Per semplificare al nord e all’ovest si parla ucraino, si vota per partiti filo europeisti o che fanno riferimento ad una strenua avversità verso la Russia, mentre all’est ed al sud si parla russo e si vota per partiti filorussi. Dall’indipendenza ad oggi, ma soprattutto negli ultimi dieci anni si sono alternati governi espressioni di forze politiche che cavalcavano posizioni fortemente filo europeiste o filo russe, accontentando e scontentando le due comunità principali. I fatti degli ultimi mesi hanno contribuito a far salire la tensione tra le due comunità. Coloro che hanno presidiato la piazza principale di Kiev godevano del totale sostegno del nord e dell’ovest del Paese e della avversità della parte orientale e meridionale. In tutto questo è ovvio che ci sono eccezioni in entrambi i fronti. Gli accordi del 21 febbraio tra Yanukovic e i tre leader dei partiti di opposizione, supervisionati da Unione Europea e Russia ipotizzavano una possibilità di compromesso in un primo tempo accettato e poche ore dopo non riconosciuto legittimo dalla piazza. Questo è l’inizio del precipitare della crisi. La classe politica ucraina ha dimostrato trasformismo quasi analogo alla tradizione italiana. Molti deputati del Partito delle Regioni di Yanukovic sono passati alla ex opposizione consentendo la nascita di una nuova maggioranza. Gli stessi che poche settimane prima votavano la fiducia a Yanukovic e votavano a favore delle pesanti leggi sull’ordine pubblico ora diventano coloro che vietano il russo come seconda lingua ufficiale o che ipotizzano la messa la bando di Partito delle Regioni o Partito Comunista, i due partiti più votati nelle regioni orientali. E su questi passaggi la nuova classe politica ucraina doveva agire in modo meno impulsivo e allo stesso tempo Usa e Europa dovevano consigliare massima cautela. In Russia non aspettavano altro che un pretesto per poter intervenire di fronte alla preoccupazione della popolazione che parla russo di perdita di diritti o addirittura di possibili persecuzioni da parte dei gruppi paramilitari che hanno contribuito alla vittoria dei filoccidentali. Anche le demolizioni dei monumenti di Lenin o di Kutuzov ad occidente sono segnali di allarme e di avversione verso la Russia e il proprio imperialismo. La gente della Crimea e delle aree orientali, in parte opportunamente spaventata da una campagna mirata da parte dei mezzi di comunicazione ed in parte consapevole del vento cambiato a Kiev hanno attivato le proprie prevedibili contromisure. Oltre la Crimea, dove i russi erano già dentro grazie alla base militare di Sebastopoli e dove l’occupazione della regione è avvenuta senza sparare un colpo e con l’entusiasmo della popolazione (tranne la minoranza tatara), il fermento è massimo in tutti i capolughi di regione orientali. Nelle ultime ore a Karkov, Lugansk, Donetsk e altre città minori i manifestanti pro-Russia hanno occupato i palazzi istituzionali issando il tricolore russo al posto della bandiera ucraina. Non sono stati i militari russi, che sono ancora oltre il confine in attesa di ordini, ma sono stati i cittadini al termine di manifestazioni. Ad est sta accadendo quello che nelle settimane precedenti era successo nelle regioni dell’ovest, con principale conseguenza l’esplicitazione del fatto che il rancore tra le due comunità nazionali ucraine è massimo. Le sapienti politiche di Russia, Usa e Unione Europea hanno portato a questo brillante risultato dove chi paga, soffre e avrà un futuro sicuramente incerto e completamente dipendente dai soggetti citati prima è proprio il popolo ucraino. Oggi parlare di tenere unita la nazione con la ragione e il dialogo appare un obiettivo impossibile, il clima è troppo esasperato e, senza paura di difficili paragoni, pare molto simile a quello in Jugoslavia poco prima della guerra che dilaniò lo stato. Un conflitto bellico all’interno dei confini ucraini non risolverebbe la situazione. Le parti in causa non possono non tenere conto che in metà Paese la gente ha aspirazioni verso l’Europa e nell’altra metà verso al Russia. Nessuna guerra può cambiare questo dato che le cancellerie occidentali e la Russia tendono spesso a dimenticare. Ma il confine tra questi due mondi non è facilmente individuabile, l’area centrale dell’Ucraina ha una composizione etnica mista e senza che una etnia prevalga fortemente sull’altra. Se non ci sarà saggezza, saranno queste zone le prime a ripetere lo scenario jugoslavo con il rischio delle violenza inaudite conosciute negli anni ’90.
Spero vivamente che tra i giovani dinamici e intelligenti presenti in Piazza Maidan si acquisisca la consapevolezza che non si risolvono i problemi della nazione ghettizzando una parte della popolazione stessa o ricorrendo a valorizzare figure di eroi non graditi a chi parla la lingua russa e si sente legato alla Russia, come nelle città orientali deve essere compreso che contrariamente a quello che raccontano le tv russe in piazza a Kiev non c’erano solo fascisti cattivi che demoliscono le statue di Lenin, ma anche tantissime persone che chiedono un cambiamento rispetto a quello che gente corrotta come Yanukovic ha saputo dare in quattro anni di potere. In entrambi gli schieramenti ci sono persone di buon senso, in grado di non farsi trascinare dagli opposti estremismi. Solo queste persone possono costruire, con buona pace dei disegni di spartizione di Russia, Usa ed Ue, una Ucraina indipendente e libera