Il vezzo di parlare di “Prima”, “Seconda” o addirittura “Terza” Repubblica è ,soprattutto,l’ennesima manifestazione di provincialismo ,superficialità e malafede dei politici e dei giornalisti italiani.Con gli occhi fissi alla Francia ed alle vicende politiche di quel paese,si è stabilita una analogia del tutto fuorviante con i casi italiani.In Francia,a partire dalla Rivoluzione,si sono effettivamente succedute ben Cinque Repubbliche.
Intendendo con questo il mutamento profondo ,sia pure nella stesso impianto istituzionale repubblicano, di aspetti fondamentali dell’ordinamento costituzionale dello Stato.Per ragioni di grave momento.L’ultimo passaggio,quello dalla Quarta alla Quinta Repubblica,fu opera del generale De Gaulle.Il quale ,grazie al suo enorme prestigio ed alle sue doti di statista e di militare,risolse la crisi algerina e sconfisse un vero e proprio colpo di stato, che gli ultras della destra francese ed il loro braccio armato :l’O.A.S., avevano congiurato contro la imbelle Quarta Repubblica.Stiamo parlando degli anni ’60 del secolo scorso.Fu allora che prese l’avvio da noi la strana attrazione per la numerazione delle repubbliche.C’era dell’arrosto dietro il fumo; ed era la volontà di mettere le mani su alcuni aspetti dell’ordinamento costituzionale che, ad avviso di autorevoli protagonisti della politica italiana del tempo,sottoponevano il potere esecutivo ad un eccessivo controllo del Parlamento.E’ una solfa che vienepuntualmente riproposta da quelli che stabiliscono una correlazione stravagante tra efficacia dell’azione di governo ed ampiezza della rappresentanza.Con una punta di esagerazione si potrebbe affermare che, per quelle stesse persone,minore è la partecipazione e la rappresentanza,maggiore è l’efficienza del governo.Ora,lasciando perdere il caso francese e la statura monumentale di De Gaulle,in Italia non c’era, e non c’è ,alcuna seria ragione per avventurarsi in simili esperimenti.Fatte salve,si intende,le ragioni di coloro che sono allergici a misurarsi con la mancanza di consenso nei loro confronti.E tentano ,magari con un premio di maggioranza previsto da una legge elettorale “aggiustata”, di ridimensionare la platea del dissenso.Lei ha introdotto questioni capitali sulla cui discussione,immagino ,che non attenda adesioni da partiti come il P.D. e Forza Italia.I loro interessi concordano ,e si vede,nel sostenere la necessità di riforme costituzionali che squilibrino la relazione tra Parlamento e Governo.La ragionevolezza e la fondatezza storica,politica e costituzionale dei loro argomenti sono tutte da dimostrare.Purtroppo non c’è una correlazione obbligata tra maggioranze e ragionevolezza.Altrimenti non saremmo qui a discorrere di simili cose.