“Non c’è stata la temuta debacle. Sarà merito del freddo che è arrivato a tirar su le vendite o del fascino sempre più marcato dei saldi, ma i negozi di abbigliamento e calzature hanno comunque lavorato anche in questi giorni”. Lo conferma il direttore della Confcommercio aretina Franco Marinoni, ad oltre tre settimane dalla data di inizio delle vendite di fine stagione (5 gennaio scorso). “Lo sprint dei primi giorni è calato, come accade sempre, ma la gente ha continuato ad entrare nei negozi”.
Secondo l’ultimo monitoraggio effettuato dalla Confcommercio tra gli operatori del capoluogo, i saldi invernali registrano un aumento di vendite di circa il 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con una lieve crescita dello “scontrino medio”. “Poco per cantare vittoria, purtroppo” sottolinea il direttore Marinoni, “perché le perdite della stagione normale sono state molto alte nel settore moda, uno dei più penalizzati dalla crisi dei consumi. Qualcuno parla addirittura di un 14% in meno nelle vendite di dicembre e l’inizio così anticipato dei saldi, proprio a ridosso delle festività natalizie, non aiuta certo a motivare i consumatori allo shopping”.
“Altro che fine stagione, insomma, i saldi arrivano ormai quando la stagione è nel pieno: il risultato è che gli affari si muovono poco tra ottobre e dicembre, poi quando arriva il freddo più intenso che potrebbe dare la spinta al rinnovo del guardaroba invernale, ecco che arrivano anche le svendite”.
Il dato del +3% è la risultante di un quadro piuttosto discordante: “intanto si tratta del volume delle vendite, ovvero della quantità di prodotti venduti, e non dell’incasso. Quindi non significa necessariamente che i negozi hanno guadagnato di più. Inoltre, è la media fra gli operatori che hanno registrato buone performance, fino al +10% rispetto ai saldi invernali 2013, e quelli che invece sono andati calando rispetto allo scorso anno”.
A verificare un incremento delle vendite sono stati 5 esercenti su dieci, 3 hanno avuto un peggioramento, 2 hanno invece riscontrato una stabilità. Il 67,7% ha registrato, quindi, nel primo weekend lungo di saldi un incremento o stabilità.
Per tutti, valgono alcune considerazioni comuni: i saldi invernali hanno una durata molto più breve rispetto a quelli estivi. Se d’estate le vendite a prezzi scontati si protraggono per due mesi ed oltre – luglio e agosto, a volte addirittura settembre se il grande caldo perdura – d’inverno il loro appeal si esaurisce dopo tre settimane, al massimo un mese in caso di clima più rigido. “Un po’ è l’effetto psicologico della voglia di primavera, che porta a disaffezionarsi in fretta dei capi più pesanti con l’arrivo delle giornate più lunghe”, spiega Marinoni, “un po’ però è dovuto ai turisti, che spostano l’ago della bilancia: d’estate la loro presenza dà una bella vivacità allo shopping, d’inverno non ci sono e gli incassi ne risentono”.
Dall’indagine Confcommercio emerge anche l’immagine di una città abbastanza conservatrice nelle modalità dello shopping: “da noi è ancora la donna ad acquistare di più anche nel periodo dei saldi, ci mette più energia ed entusiasmo, riesce a trovare alternative quando non c’è quello che desiderava. L’uomo invece non brilla, centellina gli acquisti, è più attento alla spesa e più rigido nelle richieste. Il discorso cambia un po’ per la fascia maschile fra i 25 e 35 anni, più attirata dalle novità della moda”.
“Non abbiamo ancora i dati sulla provincia – conclude Marinoni – ma sappiamo già per esperienza che al di là dei centri più grandi come San Giovanni Valdarno, nelle altre località i saldi incidono poco sul fatturato dei negozi. C’è solo da sperare quindi che la stagione normale per loro non sia stata così drammatica come si prospetta anche a livello nazionale. Una cosa è sicura: finché non si restituiscono soldi nelle tasche delle famiglie i consumi non ripartiranno con quello slancio che serve per tutelare imprese e occupazione”. .