L’unico commento che mi viene sul divorzio fra PD e Rifondazione a Cortona è che da mesi avevo capito che sarebbe finita così, tant’è che più di una volta l’avevo scritto (ad es. in questo articolo). Detto questo, piuttosto che cadere sul tritello, tenterò una riflessione con ambizioni più politiche rispetto a quelle lette in queste ore nei vari interventi e commenti, che francamente ho trovato abbastanza deludenti.
Punto primo: l’episodio, aldilà del casus belli delle sparate su Facebook, è a mio avviso archiviabile come ultimo atto della morte del centrosinistra in Italia, per come questo è stato inteso dal 1994 fino all’avvento di Veltroni, del PD e della “vocazione maggioritaria” del PD stesso.
Cortona da questo punto di vista era l’ultimo baluardo di una formula politica ormai superata, la cui morte era già da tempo sancita da entrambi i partiti in questione, tant’è che a livello nazionale il PD quando parla di prospettive di coalizione non inserisce mai Rifondazione e per Rifondazione la collaborazione col PD è, almeno a leggere la mozione che probabilmente uscirà vincitrice dal nuovo congresso, rifiutata a prescindere.
Inevitabili quindi, e normali, gli imbarazzi di questi ultimi tempi e il divorzio “telefonato” (cioè annunciatissimo) di queste ore
Punto secondo: lo spunto di riflessione che volevo lanciare è quello sulla rappresentanza delle idee, che sono cosa diversa rispetto alle persone. Le idee continuano infatti a esistere per quanto trovino (poco e male) rappresentanza in gruppi sempre più sparuti di persone che fanno politica attiva. Alcuni temi sollevati da Rifondazione (es: l’ambiente), con l’inevitabile e auto-distruttiva ambiguità dello stare in Giunta e polemizzare fuori, hanno però pienamente senso, non sono propri di una minoranza di cittadini o dei pochi iscritti di quel partito e non andrebbero perduti o considerati secondari e dimenticabili.
Vignini, motivando la scelta del siluramento della sua vice-Sindaca comunista, snocciola cifre che dovrebbero dimostrare come, anche senza Rifondazione, la maggioranza dei cortonesi è comunque degnamente rappresentata. Non sono del tutto d’accordo: una cosa è infatti votare, un’altra sentirsi davvero rappresentati
Per questo, se all’estrema sinistra siamo ormai alla scissione dell’atomo, quasi con più sigle politiche e distinguo che militanti, anche il PD non mi sembra particolarmente in salute. I 246 votanti all’ultimo congresso a mio avviso sono un dato su cui riflettere perchè non mi sembra un risultato sufficiente per il ruolo che il PD (renziano, cuperliano o civatiano) ambisce a ricoprire, cioè quello di partito egemone e “casa” ideale della maggioranza di cittadini. Intendiamoci: la politica è talmente ridotta male che nessun altro partito, oggi, sarebbe in grado di portare 246 iscritti al voto, ma il numero secondo me è molto piccolo rispetto al totale della popolazione cortonese
Se quindi si decide di superare il concetto del centrosinistra staccandosi da un gruppo sparuto di militanti (quelli di Rifondazione a Cortona), o mantenendone in vita una versione liofilizzata preservando i legami con qualcuno (il numericamente analogo gruppo ‘lealista’ della Sinistra per Cortona, futuro “cespuglio”) bisogna riflettere su come riuscire a dare una casa a tutti, senza dimenticarsi di nulla e nessuno
Tutto questo ragionamento per arrivare al terzo punto: in vista delle amministrative 2014 a Cortona, se davvero si vuole fare una cosa fatta bene, mi sembrerebbe logico cercare di aprirsi il più possibile oltre quei 246 iscritti. Non si tratta di organizzare per forza le primarie aperte al mondo ogni 5 minuti, di far venire a votare la gente di destra, di fare le assemblee a un mese dal voto a cui non viene nessuno o le riunioni inutili con questa o quella associazione di categoria o sigla sindacale in cui siedono gli amici degli amici, ma di trovare un modo moderno per discutere il programma e le candidature in maniera il più possibile ampia, tenendo sempre a mente le tante sensibilità esistenti, andando oltre (ma parecchio oltre) la quota 246