In questi ultimi giorni si è di fatto concluso, in anticipo di un mese e mezzo sulla data effettiva, il percorso congressuale del PD della provincia di Arezzo. Vediamo i passaggi:
– Prima di tutto è stato scelto in automatico il nuovo Segretario Provinciale, visto che si è candidata solo una persona, l’ex Sindaco di Civitella Massimiliano Dindalini. Candidatura unica come solo in un altro caso in Toscana: gli altri presunti aspiranti, fra i quali il Sindaco di Cortona Vignini, hanno scelto di rinunciare dopo aver commissionato un “sondaggio” alla segreteria del partito. Sentiti segretari di circolo e Sindaci è emerso a gran maggioranza il nome di Dindalini che indubbiamente dà garanzie e lo ha dimostrato anche come responsabile enti locali della segreteria provinciale. Questione chiusa, evitate lotte inutili e rischi di sconfitte/figure barbine: si sta fermi un turno, poi si vedrà.
– I giovani renziani di fronte al “sondaggio” e al non certo gradito Dindalini (che ha uno stile ben diverso dal loro) hanno bofonchiato un po’ su twitter e sui giornali, ma poi resosi conto di non avere i numeri per vincere (il segretario provinciale è scelto dai soli iscritti al partito) e non volendo bruciare un loro nome forte (Matteo Bracciali, che la stampa ha già individuato come pretendente alla carica di Sindaco di Arezzo nel 2016), hanno desistito. Fermi un turno anche loro, anche perchè quello del Segretario Provinciale è un ruolo esclusivamente politico e quindi grigio, faticoso, al servizio prima di tutto del partito. Una “poltrona” che offre poca possibilità di dare spettacolo sui giornali e anzi, porta in automatico l’antipatia dei polemici perchè accettandolo si diventa “politici di professione” e pure capi del fantomatico apparato. Qualche editorialista si sarebbe poi trovato spiazzato: impossibile continuare a praticare lo sport nazionale del tiro libero al piccione PD quando a capo dello stesso c’è un amico.
– In compenso è stata scelta, sempre in automatico, la nuova Segretaria cittadina di Arezzo (Elisa Bertoli), che è renziana, e quindi ok.
– Nelle ore successive si è poi completata, con tanto di presentazioni alla stampa, la transumanza dei vari “dirigenti” locali ricollocati nelle nuove correnti nazionali (renziani, cuperliani e civatiani). Qualche battuta polemico/ironica ha suscitato ieri il maxi-endorsement dei renziani dell’ultimora capeggiati dalla Mattesini, tutti ex bersaniani e/o ex veltroniani convertiti al verbo del sindaco fiorentino. E da lì è partita una giornata intera impostata sul carro, salire sul carro, spingere il carro e altre amenità… roba da Elio e le storie tese e ulteriore dimostrazione che la gag da bar conta ormai più di tutto il resto
A questo punto chi interpreta la politica come una raccolta di figurine dirà che non ha più senso proseguire il percorso del Congresso, se non per il fatto che rimangono da eleggere i segretari dei circoli locali… che poi contano quasi zero.
Ma il fatto che siano già state sistemate le cariche, ponendo fine alle ansie dei vari leader e degli editorialisti fautori del figurinePanini-pensiero, rappresenta invece una straordinaria occasione per iniziare un confronto politico vero, sui contenuti.
Questi mitologici “contenuti” non sono un’entità astratta o una parola che suona bene, ma esistono davvero e sono un’emergenza. Consistono ad esempio in fondamentali scelte che il PD, da partito di governo locale, deve fare e non ha mai fatto finora. Dilemmi eterni e atavici che si risolvono solo con vere scelte di campo da compiere decidendo fra la conservazione di un sistema di metodi e pratiche che non può più funzionare e una serie di prassi nuove, buone per il futuro a breve, medio e lungo termine.
Tormentato da tali enigmi irrisolti perchè c’era sempre da sistemare le faide fra capi, capetti e giovani ambiziosi, le nomine di qui e di lì, lo scacchiere e l’album di figurine, il PD è diventato sinonimo di inconcludenza, ha deluso la base e gettato al vento tutto l’entusiasmo che c’era all’inizio, allevando una nuova generazioni di bruttini e bruttine che ricordano le giovani debuttanti dela morente nobiltà siciliana ritratte da Luchino Visconti nel Gattopardo
Dindalini, in questo senso, ha l’esperienza e la concretezza necessarie per tradurre in concreto un dibattito politico su quello che il PD deve fare da qui in avanti.
Ma siamo sicuri che ‘sto benedetto dibattito ci sarà?