Sono due i temi che in questi giorni in cui il governo Letta promette finalmente concessioni concrete ai Comuni (al netto della totale incertezza sulla tassazione…) possono rivelarsi utili al dibattito sugli enti locali: il primo è la possibilità di utilizzare in modo temporaneo e/o straordinario personale “extra” oltre a coloro che sono già dipendenti, come visto a Castiglion Fiorentino, il secondo è la frontiera della collaborazione fra Comuni, o perlomeno di associazione fra essi per certe finalità
Sul primo punto occorrerebbe colmare quanto prima il problema stabilendo in modo chiaro come i comuni possano utilizzare, con finalità sociale, figure come quelle dei cassintegrati o dei disoccupati, o perfino di coloro che hanno debiti con la pubblica amministrazione e non sono in grado di pagarli. E’ facile immaginare come ormai la crisi abbia prodotto un sovrannumero di figure di questo tipo e nei Comuni ci sia la fila di persone costrette ad avanzare disperate richieste di aiuto agli enti. “Fatemi lavorare” dicono tutti, ma i Comuni poco possono fare se non promettere di segnalare eventuali occasioni nel caso si venissero a creare.
E allora piuttosto che lasciare i Comuni senza alcuna possibilità e tanti servizi scoperti e da esternalizzare perchè non si riesce più a coprirli col personale in servizio sarebbe decisamente meglio iniziare a utilizzare certe categorie sociali in difficoltà, ma pronte a dare un contributo, anche se certo non in grado di compiere chissà quale miracolo per via della (inevitabile) mancanza di preparazione specifica
Veniamo poi al secondo punto: in Italia e in Toscana sono stati molti i Comuni che, col referendum di domenica scorsa, hanno scelto di accorparsi. Nella nostra provincia è stato coinvolto il Casentino, con Pratovecchio e Stia. Proprio il Casentino, dopo aver respinto il progetto del Comune unico (cioè una sola entità per tutta la vallata) sta perseguendo adesso una via che potrebbe ugualmente rivelarsi di avanguardia.
Di Comune unico non s’è mai parlato in Valdichiana, ma nei mesi scorsi si era registrato qualche (timido) accenno in una sorta di inizio di percorso comune fra i Sindaci, lanciato senza però poi proseguire concretamente. Però quello che si disse allora riguardo alla possibile utilità non certo di una forzatissima unione amministrativa unica, nè di una unione dei comuni simile a quelle viste finora altrove, ma di una progressiva gestione associata dei servizi, è a mio avviso un discorso ancora valido e di stringente necessità