Nell’ottobre del 1259 Bonaventura da Bagnoregio, ministro generale dell’Ordine Francescano, si ritira in meditazione nel monte della Verna, in quello stesso luogo dove Francesco d’Assisi, nel 1224, aveva ricevuto le stimmate.
Ed è qui, nel silenzio e nella pace di quella foresta casentinese, che concepisce il progetto dell’Itinerario dell’anima a Dio,
un’opera che traccia con precisione le tappe del percorso umano e spirituale che aveva portato san Francesco a vivere la sua esperienza mistica, culminata con la venuta dell’angelo dalle sei ali, il serafino.
L’Itinerario è sicuramente una delle opere più conosciute e più lette della letteratura cristiana, ed è considerato una pietra miliare della mistica occidentale.
Partendo dalla ricerca di Dio nella realtà sensibile, lo sguardo si sposta poi all’interno del proprio io dov’è custodita l’anima che, come uno specchio, riflette la luce divina.
L’ultimo momento, l’apice del percorso consiste nell’osservare quella Luce che richiama una realtà superiore, quella dove, con chiari riferimenti alla tradizione dionisiana, il fedele può entrare in contatto con la tenebra lucentissima, segno della presenza di dio, vivendo in questo modo un’illuminazione che non è più intellettuale, ma una “unione vivente” con il creatore.
L’Itinerario è un’opera profonda e impeccabile, dove ricerca teologica e filosofica si legano a un’indagine meticolosa sul mondo e sull’uomo.
Sebbene vi siano alcune parti “ardue”, in particolare gli ultimi capitoli dove sono presi in esame i nomi divini di Essere e Bene, il testo è comunque accessibile, specie la prima parte, dove ci sono costanti richiami al Cantico di Frate Sole che esalta la bellezza e l’armonia del mondo, ritenuto il riflesso di una verità immutabile ed eterna.
Considerato come uno dei più influenti filosofi della tradizione francescana, Bonaventura ha redatto un testo ricco di spunti per profonde riflessioni: sulla natura della conoscenza umana, sul rapporto tra fede e scienza. Sul legame tra uomo e dio.
Da conoscere.