Non è facile, dopo eventi come questi, non scadere nella retorica o in un campionario sempre più vasto di frasi fatte e di circostanza. Un’enciclopedia che poi, man mano che si susseguono gli eventi delle nostre vite, ingrossa sempre più. La notizia della morte di Andrea Antonelli ci ha però scosso e il ricordo è andato ad alcuni anni fa quando fu la sua fidanzata a scriverci segnalando questo astro nascente del motociclismo che a pochi passi dalla Valdichiana stava già mietendo successi importanti.
Da allora lo abbiamo seguito nella sua ascesa e inevitabilmente ieri la notizia arrivata da Mosca è stato un colpo. Uno shock ancor più forte in tutti i suoi amici e conoscenti, come si è potuto vedere nel corso della giornata scorrendo le bacheche di Facebook. Il pensiero, ovviamente, va soprattutto ai familiari di Andrea, a cui esprimiamo le più sentite condoglianze.
Di fronte alla morte di un 25enne pieno di vita e passione come Andrea c’è poco da dire, ma resta sicuramente aperta la discussione sull’opportunità di far correre la gara di ieri, viste le condizioni climatiche.
Col senno del poi non si ottiene nulla ed è anche brutto, da profani, esprimere un’opinione che potrebbe pure essere confutata da centinaia di espertoni di moto, ma io credo che basti vedere le immagini dell’incidente per capire che la situazione della pista non offrisse assolutamente nessuna garanzia. In quel muro d’acqua, subito dopo la partenza, era impossibile vedere, tant’è che lo stesso pilota che ha investito Andrea ha dichiarato di non aver neanche avuto modo di rendersi conto di cosa era successo. Nel caso di Andrea la pioggia appare l’artefice principale della tragedia ed è probabile che senza pioggia e senza quel muro d’acqua la stessa caduta non avrebbe avuto quelle conseguenze perchè chi tallonava Andrea avrebbe avuto modo di vederlo e evitarlo
Il confine fra una passione inevitabilmente pericolosa e la morte è certamente labile. Si rischia sempre e quelle dei campioni del motociclismo sono vite vissute al massimo. Non ha però senso secondo me non combinare all’attenzione sempre crescente per i sistemi di sicurezza, che si sta espandendo fortunatamente anche in tutte le serie cosiddette “minori”, anche uno scrupolo e una cautela maggiore nel dare il via a certe corse in cui, purtroppo, il rischio di una caduta e di un investimento è alto e nemmeno le apparecchiature più sofisticate possono fare nulla