Era più o meno la fine degli anni ’80. I cinque oggetti che me li ricordano sono il (o lo per noi toscani) Ciao della Piaggio (blu elettrico); il walkman a cassette; i 45 giri nel mangiadischi arancione; i jeans scampanati; la pubblicità dell’aids, quella con l’alone.
Dalle cuffie della radiolina del mulino bianco suonava ogni sera, tra le 20 e le 22, Radio Effe, la mitica emittente del mio paesello di campagna. Dj Manu prendeva le dediche. “E questa a chi la dedichiamo?” “La voglio dedicare al mio amore, xxxx di Cortona”. E partiva la canzone più brutta della storia della musica italiana: Questo piccolo grande amore By Claudio Baglioni.
Ci avete mai pensato a come era questo piccolo grande amore? Cinque elementi descrittivi tratti dal testo.
* Quella sua maglietta fina. Portava una prima scarsa, Claudio l”agonia” aveva le poppe più grandi di lei
* Quella camminata strana. Cadendo dal motorino aveva una gamba più corta, era detta anche “la zoppa”
* Mani ansiose. Provaci a camminare per mano a una con la sudarella alle mani (e l’amuchina non c’era)
* Canzoni stonate. Cantava anche nel coro della parrocchia e faceva catechismo ai bambini
* Tutto a un tratto non parlava, le si vedeva in faccia che soffriva. La colite nervosa in spiaggia è letale
Forse esiste una app per materializzare questa splendida donna di cui Claudione si era follemente innamorato “al punto che si immaginava tutto”, cioè che al primo album di successo le avrebbe detto qualcosa del tipo “ti dedico questa canzone, ma mo’, levete da’ ‘e palle”. Colonna sonora: Questo piccolo grande amore By Claudio Baglioni