“A Tony, un se semo capiti…me devi fa pure er basso!“. Battuta storica da una gemma nascosta del nostro cinema minore, quel bel filmetto che un tempo sarebbe stato definito “di genere” che corrisponde al nome di L’odore della notte. Una banda di rapinatori romanacci assalta l’appartamento di Little Tony (che intepreta sè stesso) e nel corso della rapina lo costringe a eseguire il suo cavallo di battaglia, Cuore matto. Ma ci vogliono anche il basso, e allora tu tu tu tu tu tu tu tu…
Dispiace davvero che se ne sia andato, il grande Little, o Litter come si diceva a Roma. Un altro simbolo di un’Italia (si, vabè, lo so che era cittadino sammarinese…) col sorriso a 32 denti, la testa all’america e tanto amore per la musica. Un’Italia che piano piano, pezzo dopo pezzo, scompare.
Lui era stato folgorato da Elvis, come tanti della sua generazione e da quel momento la sua vita era cambiata. Giubbotto di pelle, capello fluente, colpi d’anca, gestualità da macho. Little era il nostro King, seguito fedelmente dal fratello, abile chitarrista rock’n’roll, in tutti i suoi concerti.
Di lui ho sempre ammirato il coraggio e l’eterna spontaneità. Elementi che possono nascere solo dalla passione che alla fine è anche un po’ follia, l’unica cosa che ti spinge ancora, oltre i 65 anni, a presentarti sul palco con quelle giacche improbabili. Ho il 45 di Cuore matto, e ogni tanto lo giro nel piatto nelle mie serate trash casalinghe. E se ripenso a mia nonna che cantava a tutta voce Riderà mi vengono le lacrime agli occhi
Questa, secondo gli esegeti, è stata musica minore. Vero. Puro scimmiottamento all’amatriciana di modelli esteri. Vero. La stessa cosa su cui campano adesso i Club Dogo, tanto per fare un esempio, i nostri tanto in voga rapper all’italiana.
Ma Little ormai era un’istituzione, e faceva ancora il pieno alle feste dell’Unità. Anche a Camucia, qualche anno fa, quando riempì la piazza e ci fece sinceramente divertire. Ci riusciranno, fra 35 anni, i Club Dogo?