Ieri sera ho assistito con curiosità all’assemblea pubblica del PD cortonese con ospiti i due parlamentari aretini Marco Donati e Donella Mattesini. Alla Sala Civica di Camucia c’era tanta gente, uno schermo con il countdown per contenere i tempi degli interventi (finalmente!), tanta voglia di parlare e alla fine più o meno tutti d’accordo, onorevoli compresi. La lettura finale delle vicende disastrose delle ultime settimane è abbastanza comune: la colpa è di qualcun altro, anche se non si capisce bene di chi
Tutte le domande irrisolte di queste settimane sui balzani cambi di programma e di scenario che hanno portato all’inciucione col PdL restano ferme al loro posto e gli onorevoli, schierandosi dalla parte di quelli che di fatto non hanno avuto voce in capitolo, non sanno dare risposte.Rodotà non si poteva candidare perchè “una parte del partito non l’avrebbe votato”. Quale parte? Non è dato saperlo. La carica dei 101 affossatori di Prodi da chi è composta? Boh. Chi ha deciso per Marini? Ce l’hanno detto all’ultimo secondo e hanno deciso tutto in 5 minuti, noi non c’entriamo
Più che evocare delle impalpabili forze del male, in una specie di rappresentazione simile al Leviatano di Hobbes, ieri sera non è stato possibile fare altro. La colpa della clamorosa figuraccia e di una decisione che di fatto ha sovvertito il mandato elettorale e la volontà della maggioranza di iscritti, militanti e simpatizzanti ricade a tratti sulla “direzione” o su entità impalpabili “che questo partito non lo hanno mai voluto”
A questa storia, sinceramente, posso anche crederci e non dubito della buona fede sia di Marco che di Donella. Il problema, allora, è tutto nel partito, nella sua organizzazione, nel suo modo di agire e di prendere le decisioni. Peccato che appena si entra su questo tema si faccia semplice campagna per il congresso che arriverà a breve, con la sensazione che ogni riflessione per quanto utile e intelligente sia troppo facilmente strumentalizzabile. La situazione peggiora poi quando si fa strada anche il dubbio che dietro a quanto viene detto ci siano già in corso le grandi manovre per le comunali del 2014, con tanti aspiranti Sindaci che scalpitano
Proprio in vista del congresso l’unica evidente certezza che emerge in questo momento è che la mitologica “base” è rimasta delusa e disorientata ed è totalmente frustrata dal nuovo governo, dalla remissività dei propri leader e dalla sensazione di inutilità del fare politica su scala locale. Chiediamo il voto per un obiettivo chiaro, poi qualcuno per noi ne sceglie un altro pressochè antitetico. Sarà possibile? Nel PD succede anche questo e piano piano si ingoia a colpi di “senso di responsabilità”, lo stesso che i militanti sopportano da tempo immemorabile
Il problema è che, almeno a livello locale, non sembra esistere altro modo di contestare se non quello di essere renziani. Ciò mi fa pensare che se non nasce niente di nuovo da qui a qualche settimana, il risultato del congresso sia già scritto