Una volta si approvavano a Marzo. Oggi è già un trionfo se si riesce a passarli in Consiglio Comunale per Giugno. Sono i mitologici “bilanci di previsione” dei Comuni, ossia gli atti con i quali gli enti prevedono quelle che saranno le entrate e quella che sarà la spesa per l’anno in corso, fissando il livello di tassazione e destinando i soldi spendibili ai vari settori. Del tipo: 20mila euro alla cultura, 100mila al sociale, 150mila ai lavori pubblici, 5mila all’ambiente ecc. ecc.
Si trattava di atti indubbiamente carichi di significato politico: l’indirizzo della Giunta si vedeva proprio da questo. Con tali atti si stabiliva cosa fare e cosa no, le priorità, le cose impellenti e irrinunciabili, quelle che si possono fare e quelle che non interessa fare. Gli amministratori esprimevano proprio con i bilanci di previsione il loro ruolo e la loro volontà e i responsabili dei vari settori, avendo da subito un’idea sul loro margine d’azione (anche economico) si adoperavano per realizzare gli obbiettivi facendo quadrare i conti
Era tutto bello, un tempo. Anche quando arrivò il Patto di Stabilità, che certo riduceva i margini di spesa in modo estremo, il sistema continuava comunque a funzionare e per gli amministratori restava sempre un margine, seppur ridotto, per “fare politica” amministrando e compiendo scelte. Sul dove destinare i soldi e sul come e quanto tassare
Il colpo finale a questo sistema è arrivato quando si è iniziato a modificare le modalità della tassazione locale. Sparita l’ICI i comuni per riempire quel vuoto economico si sono dovuti affidare ai trasferimenti statali, senza però avere mai certezza sulla loro entità reale e sulle riduzioni che via via sono arrivate. Prima si sapeva quanto sarebbe entrato, dopo non si sapeva più e i bilanci hanno quindi iniziato a diventare qualcosa di “improvvisato”, all’insegna del “mettiamolo così, poi si vedrà”
Ultimi capolavori: la Tares (tassa unica comunale di oscura interpretazione, che non si sa che destino avrà) e, roba di questi giorni Lettiani, il “congelamento” dell’IMU. Da zero certezze si è passati così a – 1000
Si approveranno i previsionali entro Giugno? Forse sì, affidandosi sostanzialmente al caso e ricopiando quelli dell’anno prima salvo i tagli che devono essere fatti. Poi chi vivrà vedrà. E’ la fine del “fare politica”, la fine dell’amministrare. Proprio nei Comuni, gli enti più vicini ai cittadini e quelli che, ogni giorno, devono dare risposte dirette alle persone, faccia a faccia