Partecipando al Festival del Volontariato di Lucca, si è chiaramente percepito che per il volontariato si sta aprendo “una nuova stagione di impegno” come ha dichiarato il Presidente del Centro Nazionale, Edoardo Patriarca, fornendo anche questa interessante lettura “L’ultimo passaggio elettorale e i suoi risultati non possono lasciarci indifferenti. Non tanto perché il volontariato ne sia coinvolto direttamente, la sua autonomia è fuori discussione, quanto perché lo scenario che ne esce fuori lo interpella, lo provoca, lo interroga” come lo interrogano le fatiche cresciute e le sofferenze delle famiglie, il senso del non futuro dei giovani, la solitudine e la paura delle persone.
Intanto una rapida presentazione dell’ambiente in cui si è svolto l’incontro e del clima che si è respirato: “dentro tutti”. E tutte le realtà di volontariato, dalle tradizionali (Protezione Civile, Misericordie, Croce Rossa, Unitalsi, Banco Alimentare, Auser, Aido, solo per citarne alcune) a nuove forme aggregative che si occupano di famiglie, risoluzione di conflitti, ambiti per nuove espressioni creative, adozioni a distanza, si sono trovate e rappresentate in spazi propri e con momenti di approfondimento particolari.
Per lo specifico interesse che ci ha condotto a Lucca, il momento al quale si è partecipato è stato quello della “Comunicazione Sociale”: il giornalismo è sociale, raccontare le storie per raccontare l’Italia.
Piero Damosso, caporedattore TG1, Giovanna Rossiello Tg1 – Fa’ la cosa giusta, Giangiacomo Schiavi, vicedirettore del Corriere della Sera , Luca Mattiucci e Marco Gasparri, giornalisti del Corriere, hanno presentato un progetto “Le buone notizie”- Corriere e TG1 Insieme per il sociale”. E’ in pratica l’impegno, pubblicamente espresso da parte di queste realtà informative nazionali, a raccontare l’Italia delle buone notizie.
E’ stato coinvolgente il senso di entusiasmo che i protagonisti della nostra stampa hanno dimostrato e saputo comunicare nei confronti della importanza del lavoro dei media che trasmettono la tensione del bene, evidenziano come il bene è fattore decisivo di cambiamento, di miglioramento, aiuta a cogliere l’ottica positiva della vita. Le storie di bene possono aiutarci a costruire una società diversa: se poi fanno coesione, fanno rete, possono diventare profonda base di cambiamento. I mezzi di comunicazione sociale in questo senso colgono, evidenziano, amplificano, producono moltiplicazione, fanno emergere le notizie “buone”. Ogni notizia può, descrivendo un fatto accaduto, trovare aspetti positivi da evidenziare.
La comunicazione sociale è sovversiva, aiuta a distruggere gli stereotipi, crea educazione civile.
Non possiamo pensare ad un immaginario o ad una prassi in cui il bene sia degli “eroi”: il bene è normalità e raccontarlo fa bene.
Mai dire: la realtà è questa e non si può cambiare. Da ogni momento della storia, della nostra storia, anche dal dolore, si può ricominciare.
A questo punto è evidente l’importanza della “redazione sociale”: fino ad oggi si è guardato più al profitto che al dono. Un cambiamento di ottica è fondamentale. Necessita un welfare di comunità, di comunione, di positivo, per riempire il vuoto che si è creato. Il comunicatore del no-profit è colui che veicola democrazia sostanziale, diritti di libertà, doveri di solidarietà.
Per iniziativa del CNV (Centro Nazionale Volontariato), sono state raccolte esperienze di volontari che hanno raccontato la loro storia. Alcune sono state inserite in un ebook, “L’Italia migliora, storie di cambiamento”, visionabile sul sito del Centro Nazionale stesso, con una introduzione del Presidente (tra queste anche l’esperienza della collaboratrice di Radio Incontri Carla Rossi).
E’ seguita, sempre sullo stesso argomento della comunicazione, una tavola rotonda con personalità quali Enzo Iacopino, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Franco Bonprezzi, giornalista (curatore del blog InVisibili del Corriere della sera che denuncia le problematiche di chi ha a che fare con la disabilità), la giornalista Carmen Lasorella ed altri, ognuno con la propria esperienza personale e con la presentazione del proprio lavoro nel campo del giornalismo sociale.
Non poteva mancare in questo contesto il ricordo vivo di Maria Eletta Martini, lucchese, e delle sue parole: senza il volontariato, l’Italia cosa farebbe? Fu Lei a prevedere che dal volontariato sarebbe partita una rivoluzione della quale anche i media avrebbero dovuto accorgersi.
Siamo tornati a casa, noi della redazione di una piccola Radio locale, comunitaria, di volontariato, quale Radio Incontri, per scelta legata al sociale, sempre disponibile e tesa a dare spazio a tutte le realtà positive presenti nel territorio, convinti che la intuizione che ci animò e ci fece nascere nel 1980 aveva ed ha, oggi più che mai, un significato profondo e forse destinato a durare.
La Redazione di Radio Incontri