Il termine sanscrito ”yoga” ha molteplici significati, che per semplicità possiamo sintetizzare principalmente in due; “unire” “legare” e “aggiogare” “imbrigliare”. Quest’ultimo significato è stato ulteriormente collegato alle pratiche meditative e spirituali aventi come scopo l’ unione con la Realtà ultima e tesa a “soggiogare” e controllare il corpo e le sensazioni corporee.
Senza collegarsi necessariamente al significato spirituale delle pratiche yogiche e meditative, mi sembra interessante soffermarsi sul primo senso etimologico del termine “yoga”: l’unità indivisibile mente-corpo.
Nel mondo Occidentale subiamo ancora l’influenza di una cultura cartesiana e newtoniana, che da sempre sottolinea una netta divisione tra res cogitans (mente) e res extensa (corpo). Di contro la saggezza Orientale ha da sempre considerato l’essere umano come una unità di energia vitale costituita da corpo mente e spirito, che reciprocamente si influenzano. Ogni scienza viene vista come una disciplina strettamente collegata a tutte le altre in un progetto globale ed integrato di apprendimento e di educazione, volto alla crescita dell’essere umano da tutti i punti di vista.
Durante gli ultimi decenni , complice anche il progresso della scienza olistica e della medicina, la separazione mente/corpo ha iniziato a decadere anche da noi occidentali, per lasciare spazio ad una visione più integrata della natura umana. Obiettivo della Psicologia e ancor più della Psicoterapia è la conoscenza dell’essere umano nella sua globalità (mente, emozione, comportamento e spiritualità), allo scopo di consapevolizzare e cambiare quei processi mentali, emotivi e comportamentali che in qualche modo impediscono il benessere globale della persona, la qualità di vita.
Da questo punto di vista lo Yoga e la Psicologia sono sue mondi molto vicini; entrambi possono essere letti come tentativi di “rimedio al dolore”. Probabilmente a causa di questa vicinanza con il dolore, unita alla ricerca introspettiva ed esistenziale, lo Yoga è stato letto spesso in chiave psicologica.
In effetti, lo Yoga condivide con le scienze psicologiche molte tecniche, in special modo con la branca della Psicologia Psicosomatica, che riconosce il legame tra mente emozioni e corpo come un intreccio indissolubile e reciprocamente influenzantesi, sia nella condizione di salute, sia nel vissuto e nella genesi di malattie per così dire “fisiologiche”. La psicosomatica asserisce che “la distinzione tra anima e corpo è solo verbale e non sostanziale, che corpo e anima costituiscono un tutto unico”.
Inoltre lo Yoga ha da sempre riconosciuto quello che la Psicoanalisi classica definisce “inconscio”; vasana. E’ indubbiamente diverso il modo di rapportarsi a questa parte dell’essere umano inconoscibile: le tecniche yogiche vorrebbero dominarla (o “soggiogarla”) attraverso il controllo del proprio corpo, la psicoterapia invece vorrebbe conoscerla meglio, per poi integrarla nella parte più consapevole di sé, l’Io. Per arrivare a contattare la parte più intima del sé, lo Yoga utilizza il silenzio, la concentrazione sul respiro, mentre la Psicoterapia è da sempre la “cura della parola”. Tuttavia lo scopo sembra essere in entrambi i casi la ricerca di contatto con una parte del Sé profonda, spesso misteriosa e ancora più spesso conflittuale, al fine di integrarla e ricavarne maggiore equilibrio emotivo.
Sicuramente la psiche dell’uomo occidentale è diversa dal quella dell’uomo orientale. La nozione di “Io” è ben radicata in noi e la sofferenza è vissuta come un malessere individuale, mentre per l’uomo orientale essa è universale prima che soggettiva. Questo il motivo per cui chi pratica Yoga non dovrebbe trascurare l’importanza del lavoro psicologico, e viceversa. Lo Yoga interviene là dove il processo psicoterapeutico non può inoltrarsi, quando contattati ed elaborati i propri conflitti personali, si sente il bisogno di dare un senso più ampio e integrato alla vita, per alcuni anche spirituale, ma comunque di contatto profondo con la propria interiorità.
Da qui la mia convinzione dell’importanza di esperienze terapeutiche integrate, che coinvolgano insieme il corpo, le emozioni e la mente. Esperienze basate sul respiro, il movimento e il contatto consapevole con il proprio corpo e l’uso dell’immaginazione guidata con lo scopo di ristabilire il flusso energetico ed integrare parti di sé in conflitto. Una volta contattata l’emozione occorre elaborarla ed integrarla nel proprio sé, attraverso il lavoro psicologico.
Si tratta di riattivare nel corpo la capacità di sentirsi e godere, mentre nella mente la capacità di immaginare, progettare per poi passare all’azione concreta di cambiamento. Si tratta di contattare le emozioni che nel qui ed ora sono presenti nella nostra vita, per poi trovare la modalità con cui saper trasformare l’energia di un’emozione negativa in una fonte di creatività e di amore verso se stessi. Si tratta infine di cercare e coltivare nella nostra “stanza interiore” il proprio significato individuale ed di immergersi in una dimensione rigenerante di unità e quiete. In questo senso lo Yoga e la Psicoterapia hanno un unico scopo; contattare l’esperienza profonda di noi stessi, accettarla ed integrarla, riconoscendola come un’esperienza unica e straordinaria per ogni essere umano.
Lo Yoga e la Psicologia sono dunque sue mondi molto vicini e rappresentano insieme una via privilegiata per raggiungere il Benessere. Da questa profonda convinzione nasce la mia collaborazione con Anna Maria Zullo, insegnante di yoga ed i gruppi di Crescita Personale EMOTIVA-MENTE.
Gli incontri del Gruppo di Crescita personale E-Motiva-Mente nascono dall’esigenza di conoscere meglio il proprio mondo emotivo per imparare ad esprimere e gestire le emozioni in modo più consapevole, ma la particolarità di questi incontri è nella natura stessa dei gruppi: il connubio tra Yoga e Psicologia.