Nell’ultima seduta del Parlamentino di Castiglion Fiorentino, il consigliere di minoranza Paolo Filippi aveva posto l’accento su un dato interessante: aveva chiesto il motivo per il quale, nell’epoca del dissesto, l’Amministrazione comunale abbia aumentato le spese per lo sport del 30% circa. Sono d’accordo con le perplessità di Filippi, non solo per l’ovvia ragione che nella scala delle priorità il sociale e l’istruzione debbano sovrastare lo sport, ma anche perché lo schema di bilancio non dà indicazioni su come vengano ripartiti questi contributi e sarebbe interessante far luce sul tema. Eppure, all’indomani della Rampichiana con i suoi 1.350 bikers, non me la sento di colpevolizzare le scelte della giunta comunale.
Paradossalmente, proprio nel periodo più nero della storia della città, Castiglioni ha avuto l’onore e il merito di ospitare eventi sportivi di caratura internazionale, dal Mondiale enduro alla Ronda Ghibellina, dal campionato italiano superwelter di pugilato alla Rampichiana. Tutto questo in attesa del Fair Play Mecenate, in programma dall’1 al 3 luglio. Ribadiamo che la Rampichiana, organizzata qui grazie all’Asd Il Cavallino che ha sede a Sant’Andrea a Pigli (frazione del Comune di Arezzo….), ha visto trionfare in piazzale del Cassero nientemeno che il campione mondiale marathon. È come se Iniesta o Puyol venissero al Barrino a bersi un drink, o come se Vettel andasse a gustarsi la tagliata da Muzzicone. Non capita tutti i giorni. Ebbene, grazie ai siti e ai media specializzati, questo ragazzo magro magro in maglia bianca e arcobaleno, che per molti è un perfetto sconosciuto, ha regalato visibilità mondiale a Castiglioni.
Ritorno d’immagine e ritorno economico: sabato e domenica la città era letteralmente invasa (saranno stati contenti, immagino, i titolari di alberghi e ristoranti) e si è visto un affollamento pari a quello che c’è al Palio dei Rioni. Discorso simile valga per il Mondiale enduro dello scorso giugno, un altro spettacolo che illuminò gli splendidi e troppo spesso snobbati paesaggi della Val di Chio. Entrambe le competizioni sono transitate di fronte al cippo Meoni, la scultura che sola soletta campeggia fra Castiglion Maggio e Fonte Partini, scolpita in memoria del grande Fabrizio e non a caso posta lassù lontano dal mondo, ai margini di una radura da cui si può godere un panorama mozzafiato da oltre 750 metri di altitudine (al confronto il murello di Carbonaia è uno scherzo, cari amici traversi!). Un locus amoenus noto agli amanti della natura e del trekking e nei pressi del quale passa il “mitico” sentiero Cai 50 (mitico per gli escursionisti, ovviamente), il sentiero che – narra la leggenda – percorreva San Francesco d’Assisi per andare da Passignano a La Verna. Senza dimenticare tutti i prodotti artistici di questa terra, dai resti di insediamenti antichissimi (Monte Corneta, Rocca Montanina, Castel d’Ernia), alle piccole cappelle (Mammi).
Insomma, senza farla tanto lunga: arte, storia e natura, ci sono tutti gli ingredienti per un turismo che conta. Se ci aggiungiamo anche lo sport, nell’era dell’invasione di ciclisti amatoriali e di podisti provetti, abbiamo fatto bingo. Perché il cosiddetto “turismo sportivo” è generalmente un turismo più accessibile per tutti, a basso costo, e quasi inconsapevole, nel senso che spesso non ci si sposta per visitare un dato territorio ma solo perché la data competizione sportiva è in quel territorio. Ma, una volta che sono qui, quale che sia il motivo per cui sono arrivati, accogliamo i forestieri a braccia aperte. Magari ritorneranno. A Castiglioni le associazioni si stanno dando un gran da fare per valorizzare i tesori di cui prima, vantiamo il miglior b&b al mondo, e abbiamo una fitta rete di enti sportivi, culturali e commerciali (come la nuova Associazione operatori turistici castiglionesi) che fa invidia a città medio-grandi, enti composti da persone che si sono rimboccate le maniche e forse non si sono rese conto che con il loro impegno hanno dato negli ultimi dieci mesi una grossa spinta a questa città. L’Amministrazione comunale sembra aver colto il trend al volo.
Però la sensazione è che ci sia ancora molto da fare, che il turismo venga sentito dall’opinione comune più come un corollario più o meno fastidioso che come una vera opportunità di rilancio. Ma se fosse questa la ricetta per salvare il nostro Comune dissestato? Cosa ha Cortona che non abbiamo noi?