Giusto l’atro ieri, parlando con il mio barbiere della vicenda dei due Marò, sono arrivato alla conclusione che, tradendo la fiducia delle autorità indiane dopo l’annuncio che i soldati non sarebbero rientrati in India alla scadenza del “permesso elettorale”, abbiamo proprio fatto la figura degli italiani. Cioè di chi non ci pensa due volte a passar sopra a un impegno preso con qualcun altro (la storia gronda episodi in abbondanza di questo peculiare atteggiamento del Bel Paese).
Adesso, con la notizia di Latorre e Girone tornati laddove saranno processati e probabilmente condannati a un bel mucchio d’anni di carcere, ne sono ancor più convinto, con questo dietro front che ha mostrato a tutti come l’Italia sia una nazione dai muscoli e dal carattere di burro: basta un po’ di “caldo” e si squaglia.
Probabilmente la decisione di fare marcia indietro e rispedirli in India è dovuta agli ingenti interessi commerciali che intercorrono tra le due nazioni, e c’è anche chi ha considerato la ferma (???) decisione a non rimandarli indietro come una brillante trovata pubblicitaria da campagna elettorale. Assolutamente certo è che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rientrano in quella indegna categoria di “cornuti e mazziati” dalla nostra Italia, fregati da questa nazione di santi, poeti e navigatori che ha da tempo immemore dimenticato la sua santità, e che di poesia, almeno nelle stanze dei bottoni, si sa ormai ben poco, se non addirittura niente.
I due soldati indossano con orgoglio la divisa di una nazione che li ha prima illusi e poi venduti, di una nazione che, a questo punto, ha perso credibilità sia agli occhi degli italiani, che speravano in una conclusione positiva dell’intera vicenda, che del mondo, passando per un paese che non riesce a decidere che linea diplomatica adottare, sempre impegnato in uno snervante tira e molla che farebbe perdere la pazienza perfino al più imperturbabile degli stoici.
Quello che invece appare ovvio (e spero di sbagliarmi) è che i tempi dei permessi e delle licenze per i Marò siano finiti e che ad aspettarli, nell’immediato futuro, ci sia solo l’ombra implacabile e senza mezzi termini della giustizia indiana.
E pensando a tutta questa storia, a questa brutta vicenda d’inizio millennio, dove ancora una volta l’interesse economico ha dimostrato di avere il sopravvento su quello puramente umano, mi sono venuti in mente i versi cantati da Elio e le Storie Tese: “… una pizza in compagnia, una pizza da solo/ un totale di due pizze e l’Italia è questa qua …” e purtroppo sì, l’Italia è proprio questa qua.
Stefano Milighetti