Maestosi edifici coloniali, templi induisti, pagode cinesi, residenze di sultani, tutto questo è Singapore. Il diamante dell’Asia è un piccolo microcosmo dove cinesi, indiani e numerose altre etnie vivono in perfetto equilibrio conservando usi, costumi e tradizioni in uno straordinario melting pot di razze. L’originale pianificazione urbanistica creata da Sir Stamford Raffles costituisce la base dei quartieri tuttora esistenti; il Colonial Distric situato nel cuore della città, Kampong Glam e Little India a nord del fiume e Chinatown nella parte settentrionale protesa verso il mare. Se Jules Verne ha impiegato 80 giorni per fare il giro del mondo, nella città-stato di Singapore sono sufficienti 24 ore per vivere e godere di tutte le meraviglie del pianeta. L’itinerario inizia alle prime luci del mattino da Kampong Glam per gustare il fantastico spettacolo offerto dai raggi del sole che illuminano la cupola dorata della Sultan Mosque. La splendida moschea è stata costruita nel 1826 per volontà del Sultano Husain ed è diventata il principale luogo di culto per la comunità islamica grazie all’enorme sala di preghiera, capace di ospitare al suo interno fino a 5.000 fedeli. Uscendo dalla moschea è d’obbligo fare una passeggiata lungo Arab Street per curiosare nei numerosi negozietti che affollano la via pedonale e apprezzare esempi dello stile di vita musulmano; senza difficoltà si dimenticherà di essere a Singapore e l’immaginazione correrà veloce a qualche caratteristica cittadina del Medio-Oriente. Intorno all’ora di pranzo camminando per qualche isolato verso Nord ci si sposta nell’Asia più vera e autentica. Little India, che rende perfettamente l’idea del passato di Singapore, è un labirinto pittoresco e caotico per via dei numerosissimi specchi appesi sopra le porte per scacciare gli spiriti maligni. Vie piene di merci, altoparlanti che diffondono allegra musica indiana, insegne dei negozi ancora pitturate a mano con sgargianti e allegri colori e nell’aria il pungente profumo dei tipici cibi tradizionali che invoglierà lo stomaco ad un veloce spuntino. Da non perdere il tempio di Sri Veeramakali-Amman per vedere da vicino Kali, la Dea indù dalle molte braccia e gambe, ognuna delle quali dotata di un’arma. Il Tempio, eretto dalla comunità Bengalese nel 1881, è il centro dell’enclave indiana che si raccoglie in preghiera nelle giornate di giovedì e venerdì. Dopo il tripudio di sensi di Little India non c’è niente di meglio che un rilassante pomeriggio nel tranquillo Colonial District, il cuore più autentico del passato coloniale di Singapore, con numerosi edifici storici di forte impronta Europea. Si respira in ogni angolo lo spirito del Vecchio Continente e delle radici fortemente inglesi di questo territorio. Dopo aver passeggiato sul prato verde del Fort Canning Park, un tempo primo cimitero cristiano dell’isola e luogo della vecchia caserma militare britannica, arriva il momento di sorseggiare il classico English Tea al Raffles Hotel. Il leggendario Raffles, a più di 100 anni dalla sua inaugurazione, è ancora capace di stregare i visitatori ammaliati dalla magnifica facciata avorio e i tetti spioventi, dal celebre portiere sikh, dai famosi giardini – rigorosamente all’inglese, dall’eleganza del sapore coloniale e dagli echi delle celebrità che hanno soggiornato nelle sue stanze, da Joseph Conrad a Charlie Chaplin. Attraversando il fiume ecco Chinatown, quartiere ricco di storia che nel suo passato più buio ospitava fumerie d’oppio, “case dei morti” e bordelli, mentre ora mostra il meglio di sé grazie alle antiche shop-house, con le persiane alle finestre e gli aguzzi tetti con tegole di terracotta. Per immergersi nella vita dell’enclave cinese più autentica è d’obbligo una visita al tempio cinese più antico di Singapore, il Thian Hock Keng, costruito dai vecchi marinai hokkien è tuttora dedicato alla dea del mare Ma Zhu Po. Il momento in cui calano le tenebre sulla città è l’ora migliore per giungere a Chinatown, per chiudere in bellezza il “giro del mondo” e gustarsi un’ottima cena a una delle mille bancarelle del Maxwell RD Hawker Centre.
Claudio Zeni