Un dettaglio sfuggito a molti politologi, anche su Facebook dove (giustamente) ognuno dice la sua: nella tanto bistrattata “Prima Repubblica” esistevano i governi “monocolore”, creati dalla DC con propri ministri senza che la DC stessa avesse la maggioranza dei seggi. Tali governi si presentavano alle camere per la fiducia con un programma, ottenendo l’astensione di alcune forze politiche che permetteva di iniziare a governare. A seguire, volta per volta, provvedimento per provvedimento, si cercava il voto favorevole dei vari gruppi parlamentari cercando di portare a realizzazione il programma
Non vi era quindi nessuna alleanza nè spartizione di incarichi e fette di potere, anche se l’astensione era una scelta con un preciso significato che si otteneva dopo un percorso politico non semplice, spesso estremamente complesso, vedi ad esempio il PCI astenuto sul governo Andreotti del Marzo 1978, un traguardo di importanza epocale su cui Moro e Berlinguer lavorarono per anni
Quello di cui nessuno si è reso ancora conto è che il risultato elettorale del MoVimento 5 Stelle ha posto definitivamente termine alla Seconda Repubblica, quella nata dalle ceneri della prima, le cui avvisaglie metodologiche non si erano però viste solo dal 1994 in poi, ma avevano iniziato a emergere nel decennio precedente (con la nascita del cosiddetto “pentapartito”). La seconda Repubblica ha esalato l’ultimo respiro con il traghettatore Monti che, come un Caronte, l’ha portata nell’aldilà per manifesta inadeguatezza della sua classe politica e lontananza dal paese reale e dai suoi problemi
Da lunedì è finito il tempo di certe categorie inventate di sana pianta negli anni 80 e spacciate per necessarie: le leadership forti, i patti d’acciaio, le maggioranze inossidabili, tutte sovrastrutture create ad arte (e mai raggiunte nella pratica) per indebolire la democrazia in Italia utilizzando lo specchietto delle allodole delle grandi democrazie estere, instillando nella vulgata politica e nella testa degli italiani schemi mentali che sempre più li allontanassero dall’occuparsi delle istituzioni, delegandone la gestione ad altri, appunto “la casta”. Tali sovrastrutture si sono rette su mitologie che hanno ridotto la politica a un argomento da trattare con linguaggio da bar e fintamente “muscolare”. Si è parlato di politica come si parla di calcio, con lo stesso potere (zero) che un tifoso ha sulle scelte del Presidente della squadra di cui è tifoso e della quale, nonostante tutto, resta comunque tifoso in aeternum
Sia chiaro che adesso il “giochino” fra PD e Movimento 5 Stelle per un governo potenzialmente rivoluzionario che pensi a fare le cose che vanno fatte piuttosto che a chi comanda, non è assolutamente semplice nè automatico e probabilmente non riuscirà. E’ però evidente che la via è una sola: tentare di realizzarlo “spurgando” completamente le menti di chi è in parlamento da ogni residuo del modo di pensare della Seconda Repubblica, tornando ai principi originari della politica.
Qualunque cosa ne verrà fuori, fosse anche mezzo provvedimento decente, non potrà che essere un passo in avanti verso qualcosa di nuovo, e probabilmente migliore e più nobile oltre che più utile di quanto s’è visto negli ultimi 30 anni in Italia